*Raffaele Vitali
I dati si possono leggere sempre in più modi. La lettura positiva è che l’export cresce e quindi il settore moda, in particolare calzaturiero, va bene. La lettura realistica è che le griffe, che tra l’altro stanno rallentando, indirizzano i valori perché l’imprenditore tipo ha avuto un terzo trimestre terribile e soprattutto non ha certezze sull’inizio del 2024, visto che gli ordini dell’estivo sono fermi.
Di fronte a questo quadro, torna in auge la Zes. Tutti ne parlano. È la Zona economica speciale che, in estrema sintesi, porta grandi vantaggi fiscali alle aziende che rientrano nello spazio previsto. Ce l’hanno al sud, se vogliamo definire l’Abruzzo tale.
Non ce l’hanno le Marche. L’ha chiesta Forza Italia, l’ha chiesta con forza il Pd e da ieri anche il presidente della Provincia Michele Ortenzi, durante il congresso di Fratelli d’Italia, forse la forza meno convinta della sua efficacia, l’ha rilanciata. A questo si aggiunge la possibilità di un riconoscimento europeo per il distretto calzaturiero. È però necessario un consorzio che coinvolga pubblico e privato.
Dopo il risultato raggiunto da due determinati monturanesi, Canigola e Craia, supportati da un esperto d’Europa come Lazzari, si muove la politica. E lo fa sempre Ortenzi, che guida quel tavolo per lo Sviluppo nato proprio con la Canigola e che si sta ricercando di rimettere al centro dell’azione. Sempre collegandolo al Tavolo della moda regionale coordinato da Putzu. Primo step, la convocazione dei sindaci dei comuni calzaturieri per creare la rete necessaria.
Soluzioni che sembrano ‘lontane’, c’è sempre l’Europa in mezzo. Ma se l’Igp è fattibile in tempi brevi e ha la funzione di dare identità e rispettare chi produce in loco, la Zes è una conquista necessaria, complicata ma ancora fattibile. Solo che lo deve volere la Regione e a seguire il Governo Meloni. Che se è così amico, ora può anche dare una mano alle Marche, che saranno belle ma economicamente fragili.
*direttore www.laprovinciadifermo.com