PESARO – Come risvegliare una squadra costruita male e in evidente difficoltà tecnica e psicologica? Di certo non con le dimissioni del principale artefice del consorzio che tiene in vita la Victoria Libertas Pesaro. E invece, ecco che la notizia del giorno diventano le dimissioni ‘annunciate’ di Luciano Amadori. Il presidente del consorzio, dalla sua azienda, manda un messaggio già sentito ma che questa volta sembra definitivo: a fine stagione lascia.
Bisogna capire se questo poi significhi anche la fine dell’esperienza dei consorziati, ovvero di questa proprietà diffusa di una realtà che meriterebbe una solidità ben maggiore. Ma che, in assenza di certezze, ha trovato in questa formula leggera la sua salvezza. Solo che un consorzio non può giocare con i conti, come fanno tante società che si indebitano per poi ripianare in maniera puntuale poco dopo.
Tra l’altro, Amadori è quello che più di altri si spende ogni anno per recuperare risorse, quelle necessarie a costruire una squadra. O meglio, quelle necessarie per dare modo ad Ario Costa e Stefano Cioppi di costruire la squadra. In che modo, poi, Amadori di certo non lo sa. Lui è uno dei tanti che paga. E che, tra l’altro ora dovrà pagare ancora, altrimenti questo gruppo in A2 ci finisce davvero.
Il problema è che la Vuelle è costruita male, proprio male. E l’innesto fatto in corsa, Larson, non si è rivelato quello azzeccato, perché come noto non è un vero play. E invece, quello serviva. Jones è un buon pivot, ma ama il gioco verticale, non è un fattore spalle a canestro. Il che significa: pick and roll e schiacciate. Un play alla Luca Vitali aiuterebbe.
Poi c’è il nodo ala piccola. Con Drell ormai fuori dalle rotazioni, sarà ricordato solo per un manipolo di gare con Repesa in cui ha mostrato il valore auspicato, serve un tre di livello che si alterni a capitan Delfino. Il problema è che manca anche il 4, visto che Demetrio e Zanotti insieme ne fanno uno discreto.
Ma per fare tutto questo, senza immaginare il cambio di Sanford, stella possibile del gruppo, servono soldi. E non pochi. Almeno 150-200mila euro. Chi li mette? Il consorzio del presidente dimissionario? Non basta far uscire i ‘pacchi’, vedi Pacheco e Drell, per comprare servono soldi veri. E soprattutto idee chiare. Quelle dovrebbe avercele Banchi, che chiaramente si è trovato di fronte a una situazione più pesante di quanto credesse, ma che in realtà tutti conoscevano.
Amadori ha aperto intanto il vaso di pandora, altri passi falsi in campionato non lo faranno restare solo alla voce uscite, questo è certo. Ma, i tifosi non devono mai dimenticarlo, prima di cambiare serve una alternativa. Evitare frasi del tipo ‘meglio in A2 che così’. Perché per giocare un gradino sotto, da protagonisti, di risorse ne servono tante e se già è difficile spingere gli imprenditori locali a finanziare la A, figuriamoci un campionato che non va neppure in tv, salvo l’ottimo streaming della Lnp.
I mesi in arrivo serviranno a trovare una vera alternativa ad Amadori, che ha scelto il momento meno felice per annunciare il suo volere ponderato da tempo, e a capire se è l’unico cambio necessario per una società che è gestita come una famiglia ma che ha un budget da Pmi.
Certo, inghiottire prestazioni come quelle che la Vuelle sta regalando non è facile. Ma il tifoso ha un compito, prima di tutto: sostenere la maglia e la storia, giocare tra i fischi alla fine fiaccherà anche la verve di Delfino, unico al momento che può rianimare con la sua leadership un gruppo tecnicamente limitato e soprattutto sfiduciato.
Raffaele Vitali