di Raffaele Vitali
PESARO - Basta poco al tifoso di pallacanestro per cambiare il suo mood, il suo approccio al domani. Le sconfitte, anche sfortunate, maturate dalla VL Pesaro avevano alimentato il pensiero peggiore: “Siamo pochi, siamo corti, siamo a rischio”. Eppure, l’inizio spumeggiate aveva gasato tutti, sponsor inclusi.
Ma è il basket, la palla esce e si perde, come successo con Napoli. Di certo giocare contro Pesaro non è noioso. 97 punti la settimana scorsa contro Napoli, 98, ma vincenti, a Brescia, 90 con Venezia, 100 a Trieste. La sconfitta più dolorosa forse quella di Tortona, con soli 74 punti a referto, ma soprattutto l’illusione di poter giocare alla pari con una delle big del campionato.
Pesaro però non deve mai dimenticare da dove viene e soprattutto il roster che ha a disposizione. Da inizio stagione gioca senza il suo leader, Delfino, per il prossimo mese, almeno, senza uno dei migliori tiratori italiani, nonché difensore, Tambone. Ma la dea bendata che ogni tanto toglie, vedi Napoli, poi ridà e chi si illude, nel basket, spesso perde. È capitato a Brescia che aveva due punti di vantaggio a due secondi dalla fine e ha difeso senza grinta lasciando a Cheatham la possibilità di affidarsi all’amica tabella per una tripla vincente.
Che Pesaro avessi bisogno di questi due punti in classifica lo racconta lo scatto di Jasmin Repesa, espulso durante il match, rimasto sotto il tunnel a seguire i suoi giocatori fino all’ultimo secondo. Quando ha segnato il suo americano è partito come se avesse trent’anni ed è entrato in campo abbracciando i suoi uomini. Lui ha scelto Pesaro questa estate, ma soprattutto Pesaro ha riscelto lui: nessuno vuole pensare di avere sbagliato.
Serviva a tutti questa vittoria, proprio per togliere quel mood negativo che avrebbe fatto sembrare Halloween una festa triste e non dolce come vogliamo raccontarla. Pesaro ha vinto perché ha meritato di farlo. Le percentuali sono state al limite della perfezione, pur senza due giocatori.
Basterebbe il 55,6% da tre punti, che si somma al 55,9% da dentro l’area. Mani calde, che significano buon gioco. Poi, però, bisogna fare qualcosa in più in difesa, non si può giocare al chi segna di più in vista delle prossime sfide quando arriveranno compagini multimilionarie, vedi Milano il 6 novembre. E magari prendere qualche rimbalzo in più, il che significa lottare e allargare i gomiti come fa Mazzola.
La vittoria ha rasserenato tutti, ma di certo non nasconde il problema: serve un giocatore. E la società l’ha trovato. Arriverà dall'Islanda Jon-Axel Gudmundsson, un play guardia che Repesa conosce bene e che è già pronto a salire sull’aereo. Solido, non invadente, è l’uomo giusto per non rompere equilibri ben delineati. Che Repesa ha costruito e difenderà fino alla fine.