FERMO - Turisti marchigiani, ma anche qualche straniero. E due commensali d’eccezione. Due che, in teoria, oggi e domani dovrebbero essere in cucina a solleticare il palato dei clienti ma che, in questi due giorni di libertà a scadenza, clienti hanno deciso di esserlo.
Stamattina, i ristoranti di Fermo hanno rialzato le serrande. Solo una parte, in verità. Tanto che, in centro, la scelta, all’ora di pranzo, era parecchio limitata. Il gioco non vale la candela, hanno pensato quelli rimasti chiusi in attesa di qualche certezza in più. Quelli aperti si sono divisi i pochi clienti, quasi tutti di fuori città.
Dicono che domani andrà meglio, che qualche prenotazione già c'è. Al un tavolino del ristorante Capolinea è seduta una coppia di Ancona. Aspettano un piatto di tagliatelle fumanti e si guardano intorno con l’aria di chi riassapora un po’ di normalità. Prima di pranzare, hanno fatto shopping. «Avevamo voglia di uscire dalla città, così ne abbiamo approfittato», dice lei. «Questo periodo non è stato sofferto come in primavera, ma è sempre bello potersi muovere». Più duro lui che, riferendosi alle ultime settimane, parla di «situazione gestita in maniera totalmente assurda». «Riconosco la complessità dell’evento, ma così, di due giorni in due giorni, non si può andare avanti».
A pochi tavoli di distanza siedono due amici di Filottrano. Anche loro hanno approfittato della giornata “gialla” per visitare il centro di Fermo e fare acquisti. «È una sensazione bellissima – dicono – che aspettavamo da molto. Siamo un po’ euforici perché questo periodo l’abbiamo vissuto male. Ti senti fuori dal mondo».
Sotto gli archi di piazza, a un tavolo di Bar a vino, trovi i commensali che non ti aspetti: Nikita Sergeev e Aurelio Damiani, titolari, a Porto San Giorgio, rispettivamente dell’Arcade e della trattoria Damiani e Rossi. Locali che, oggi e domani, resteranno chiusi, «perché non ci si può organizzare in così poco tempo». Perciò, ne hanno approfittato per fare un salto dall’amico e collega Giuseppe Rossi. Un segnale di vicinanza e rispetto.
«È bello che alcuni ristoranti siano aperti, dando a noi la possibilità di essere clienti per un giorno e ai clienti di sentire l’aria di una giornata normale», dice Sergeev. «Speriamo – prosegue – che venga presto capito che i ristoranti sono anche un luogo di socialità e che sono sicuri. Adesso c’è solo tanta confusione. Noi ci mettiamo passione e lavoro, ma c’è bisogno di maggiore chiarezza».
«Per locali di un certo livello – aggiunge Damiani –, tenere aperto per due giorni non ha senso. Non si può fare la spesa per un giorno, senza sapere se ci saranno prenotazioni». Una coppia di inglesi consulta il menù.
Vicino alla porta, due amici brindano alla normalità ritrovata, anche se solo per qualche ora. Uno è di Fermo, l’altro di Ascoli. «Finalmente – dicono –, possiamo brindare guardandoci negli occhi e vivere sensazioni che non si vivono da tempo. Con i social non è la stessa cosa. Non sappiamo quando potremo rifarlo, perciò ci godiamo queste piccole emozioni nel rispetto della legge».
Francesca Pasquali
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