*Una donna uccisa ogni tre giorni. Ma c’è chi ancora dice che un problema non c’è. Gli assassini sono spesso over 60enni, ma stanno aumentando gli under 35 e purtroppo diminuendo l’età delle vittime.
I numeri dicono che i giovani non sanno neppure capire cosa sia un abuso. E qui torna in campo il ruolo della scuola, dell’educazione sessuale e affettiva che ancora non riesce a trovare spazio tra i banchi per insegnare fin da piccoli come si gestisce un sacrosanto ‘no’.
In questa giornata, partita con il mondo dello sport che si è segnato il volto con il colore rosso, come sempre si riflette. O meglio si alza la voce. Una 24 ore di parole, potremmo dire una bulimia. Che come tutte le situazioni in cui si esagera rischia di lasciare più confusione che certezze.
Ma serve, serve e serve ancora. Purtroppo. Perché c’è chi nega, chi sminuisce, chi si trincera dietro ‘il femminismo ha stancato’. Negando così la realtà, fatta di ineguaglianze, di differenze purtroppo non legate alla naturale fisicità ma alle possibilità che il sistema mette a disposizione.
Uno degli errori, anche dialettici, è che la parola uguaglianza si trasformi in un ‘uomo uguale donna’, mentre è nei diritti, nelle possibilità, negli stipendi, in tutto quello che è vita fuori da se stessi che dovrebbe trovare il suo compimento.
Invece, il negazionista del problema gioca proprio su questo, come se dietro quell’uguaglianza ci fosse la cancellazione delle identità, mentre quella che si vuole è la parità di diritti, la possibilità di essere diversi uno dall’altra senza perdere qualcosa, la fine di una logica che vuole la donna sempre un passo indietro. Indietro all’uomo. A quel patriarca di cui non si vuole sentir parlare e che invece è lì, sulla porta ad attendere la vittima designata. Vittima di violenza, nei casi estremi, vittima della diseguaglianza e delle limitazioni ben più spesso.
Serve il 25 novembre come serve l’8 marzo, come servono ancora le quote di genere, le leggi specifiche e le battaglie lessicali, perché fino a quando le parole non diventano comuni, le cose non esistono e le violenze - fisiche, di linguaggio ed economiche - si alimentano.
Lottare per il diritto di essere diverse e non minori, sapendo che anche una volta conquistato andrà difeso, soprattutto se il ‘maschio’ faticherà a diventare uomo.
*direttore www.laprovinciadifermo.com