PORTO SANT’ELPIDIO – Alessandro Felicioni, cinque anni dopo si torna al voto e lei che farà?
“Ho deciso di candidarmi a sindaco”.
Chi la supporta?
“intanto le liste che compongono la Coalizione Civica per PSE. È fondamentale ora cambiare rotta”.
Franchellucci ha amministrato male?
“Ci ritroviamo con una città stanca, che si trascina inseguendo le emergenze ed assumendo iniziative estemporanee e prive di una visione complessiva. Almeno questo è quello che appare”.
E invece?
“Con una nuova classe dirigente si può invertire la rotta. Servono persone che da un lato abbiano a cuore il proprio paese e dall’altro abbiano la forza e la libertà di assumere decisioni unicamente finalizzate al bene comune e non a logiche diverse, di qualsiasi genere”.
Lei era il leader del Laboratorio Civico, non cambia l’idea di un civismo come strada?
“Per me i tempi sono maturi. Cinque anni ad osservare ed imparare dall’interno come funziona la macchina amministrativa per riproporsi a guidarla e a migliorarla. Questo era lo scopo della mia candidatura nel 2018. Ho lasciato il precedente gruppo, per diversità di vedute su alcuni punti ma le idee, l’indipendenza e l’autonomia di pensiero”.
Civici ma preparati, ce ne sono?
“Serve gente strutturata, non semplice. Chi ha costruito qualcosa con le proprie forze e che vive del suo, del proprio lavoro, dei propri sacrifici. A queste persone che ci rivolgiamo. A quelli che per competenza, per esperienza, per amore verso il paese, possono mettere a disposizione qualcosa, senza chiedere nulla in cambio”.
Quale è la sua visione?
“Una a medio e una a lungo termine. Tra 10-20 anni immaginiamo una località turistica che sa accogliere chi la visita e sa farsi apprezzare. Una città che sa valorizzare il proprio patrimonio paesaggistico e di conservare dignitosamente i propri luoghi caratteristici. Ricca di attività commerciali e imprenditoriali. Ma soprattutto sicure”.
Programma ambizioso?
“L’amministrazione deve creare i presupposti per stimolare i cittadini ad aver cura del proprio paese; deve creare le condizioni per svolgere le proprie attività e vivere il paese nel miglior modo possibile. Ribadisco che per farlo servono figure preparate e senza terreni da lottizzare”.
Da cosa partire?
“Le strade, il verde pubblico, l’edilizia scolastica, l’illuminazione, la viabilità: questa deve essere la base di un’azione”.
Priorità?
“Risolvere la questione FIM, coinvolgendo il privato e trovando una soluzione che eviti la cementificazione fuori contesto e dannosa; sbloccare la questione ex Ligmar; realizzare una strada che dal casello dell’autostrada porti direttamente al mare; ridurre i costi del cimitero; attivare e rendere vivibile il Gigli in modo che sia appetibile anche per il commerciale; valorizzare villa Baruchello”.
Con le forze a diposizione ci riuscirà?
“Se sapremo far risorgere il senso di comunità, di identità di appartenenza al paese non ho dubbi. Serve ricucire il tessuto sociale, poi viene la FIM e tutto il resto”.
Non teme di perdere di nuovo?
“Se questo è l’approccio, il metodo, il gruppo, il risultato elettorale viene in secondo piano. Abbiamo dialogato con tutti, abbiamo detto quali erano le linee guida del programma che ci piacerebbe portare avanti e abbiamo lasciato le porte aperte a tutti quelli che pensano di poter condividere queste idee. Stanno discutendo”.
Lei è pronto? “Noi siamo pronti. Non appena chi è fuori dal gruppo avrà terminato di confrontarsi sapremo quanti saremo. Magari ci ritroveremo, oppure no e ognuno andrà per la sua strada”.