FERMO - Valentino Fenni, presidente dei calzaturieri di Confindustria Fermo, un bel momento per il vostro settore. Almeno stando all’export.
“I segnali positivi non mancano, ma bisogna essere realisti. Dietro la crescita a doppia cifra delle esportazioni giocano un ruolo chiave le griffe, i tanti brand che hanno scelto il distretto fermano – maceratese per produrre calzature di alta qualità”.
I numeri non la convincono?
“I dati raccontano anche un altro aspetto, in primis il calo della Germania. Se la Germania scende, è inevitabile una sofferenza per il nostro comparto, visto che è da anni il primo cliente. Aggiungiamoci poi le difficoltò permanenti di vendita verso Russia e Ucraina, due paesi che amano il Made in Italy ma che ora vanno a caccia del prezzo migliore. Così si capisce che non possiamo stappare troppe bottiglie”.
Il Micam (17-20 settembre) arriva al momento giusto?
“Ci sono 103 aziende delle Marche che partono con la fiducia di fare bene, forti delle collezioni realizzate. Ci confermiamo la regione più presente”.
Quali i punti di forza del Micam?
“in primis la presenza di buyer europei in primis e poi di quelli internazionali. C’è grande attesa anche per la presenza del mondo orientale, che a sua volta cresce. Grazie ai bandi fiera camerali, che supportano le aziende in questa fase così complessa, chi ha strategie chiare si muove a livello internazionale. Seoul, Tokyo e gli ex Paesi CSI sono realtà, non più scommesse. Come lo è invece l’America a cui tutti guardiamo, consapevoli di quanto sia difficile e su cui Regione e Svem stanno investendo con percorsi pluriennali”.
Quante aziende partono dal Fermano?
“La provincia di Fermo è come sempre la più rappresentata con il 60% delle imprese, guida il gruppo Montegranaro con 25 aziende, mentre le altre arrivano da Falerone, Monte Urano, Monte San Pietrangeli, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare e Fermo. Dal maceratese arriva il 30% delle imprese, il restante da piceno e pesarese”.
È ancora la scarpa di lusso a caratterizzare la produzione territoriale?
“La maggior parte dei nostri imprenditori esporrà tra i padiglioni 2 e 4 (65 imprese). Anche questo è un segnale importante, il mondo del ‘Contemporary’ è sempre più parte del nostro distretto, che per decenni si è posizionato nella fascia lusso, che ha nei padiglioni 1 e 3 il suo habitat naturale (35 aziende espositrici)”.
In fiera per vendere, ma ci sono anche tanti temi sul tavolo della politica che lei e le altre associazioni avete sollevato, penso alla formazione.
“Dobbiamo usare ogni momento per sensibilizzare chi governa. Per questo con Regione, Camera di commercio, Azienda Speciale Linea, Assocalzaturifici e parlamentari stiamo organizzando degli appuntamenti in cui esperti di credito di imposta su ricerca e sviluppo, digitalizzazione, intelligenza artificiale ed export ci confronteremo con i nostri rappresentanti istituzionali e imprenditori”.
Le Marche fanno squadra?
“Solo insieme riusciremo a invertire i dati, ridando forza e tranquillità a ogni tipologia di calzaturificio, non solo a chi è entrato nel giro dorato, ma complesso, delle griffe. Per questo mi auguro che fin dalle prossime edizioni tornino a esporre al Micam tanti nostri associati che per scelte aziendali, preferendo magari lo showroom, hanno preferito non farne parte. Ogni presenza è un aiuto per sé e per il distretto. Nessuno si salva da solo, lo stiamo vedendo anche a livello di manodopera dove la carenza è un problema comune che solo con progetti sistemici, dagli ITS alle accademy aziendali passando per i progetti Ifts, riusciremo a superare”.