di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Mr Finproject è il più fermano dei piceni dentro Confindustria Centro Adriatico. Il caos che regna in questo delicato momento economico e social non poteva lasciarlo indifferente.
E pensando a ‘le cose si fanno sempre in due’ di Graziano Mazza in merito allo scontro tra gli imprenditori fermani e il presidente Simone Mariani, Maurizio Vecchiola prova a fare un po’ di chiarezza e lo fa partendo dall’articolo 18 della Costituzione: ‘I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale’.
“Questo perché voglio essere subito netto: i colleghi fermani espongono posizioni legittime, ma se hanno cambiato idea e non condividono più le regole del gioco, o meglio le regole di quello statuto che loro stessi hanno condiviso e votato nel 2017 dopo attenta valutazione, dando vita insieme ai colleghi ascolani alla Confindustria Centro Adriatico, giusto che non ne facciano più parte” prosegue il patron della Fermana Calcio.
Le espulsioni (Santori e Luciani, ndr) non piacciono a nessuno “ma – riprende Vecchiola – la decisione è stata presa democraticamente dal Consiglio generale e non dall’impeto del presidente Mariani”. L’invito ora è a ripensare al futuro dell’associazione: “Lo statuto prevede la rotazione delle cariche. Per cui, piuttosto che rilanciare una unione nata 30 anni fa, sarebbe meglio trovare un candidato forte di espressione fermana per la presidenza, considerando che mancano pochi mesi allo scadere di Mariani”.
Non entra nelle diatribe personali, non parla per replicare aa qualcuno, Vecchiola cerca di guardare oltre: “Il ruolo di ogni buona azienda, che si manifesta anche attraverso il confronto, è lavorare per la salvaguardia dell’occupazione e del benessere del territorio. A nessuno piace – ribadisce l’Ad della Finproject citando Enrico Mattei – essere ricco in un Paese povero”.
Per uscire da questa lunga crisi legata alla pandemia, per Vecchiola la strada è una sola: fare squadra. “Le aziende più virtuose devono accollarsi la responsabilità di dare una vita dignitosa alla propria gente e cercare di assorbire quella disoccupazione che come conseguenza si è creata. Solo così un vero imprenditore può guardare al futuro certo di aver assolto il suo compito ma soprattutto orgoglioso e fiero di aver ridato qualcosa indietro a un territorio che gli ha permesso di condurre la guida della sua impresa in modo sereno”.
Non si può fare a meno in futuro di Confindustria Centro Adriatico: “Ascoli e Fermo devono essere i pilastri di questa associazione. Dobbiamo garantire una rappresentanza che miri tra i suoi compiti anche a tutelare le aziende più deboli e meno strutturate, quelle insomma che oggi rischiano di scomparire e lasciare cicatrici incancellabili sul territorio piceno fermano”.
@raffaelevitali