di Francesca Pasquali
FERMO – Da un lato piccoli segnali di miglioramento in vista, ma ancora troppo poco per tirare un sospiro di sollievo. Dall’altro i disagi che alcuni anziani si trovano a vivere quando devono affrontare l’iter vaccinale nel Fermano.
I DATI
Ci va cauto Francesco Acquaroli. Stamattina, durante il Consiglio regionale online, il presidente ha fatto il punto sulla situazione sanitaria. Riferendosi alla settimana passata, ha spiegato che «la curva epidemiologica è in fase di discesa» e che «i numeri flettono in maniera più sensibile, ma meno di quello che avremmo voluto avere».
Dalle parole alle cifre, la settimana scorsa, nelle Marche, i nuovi casi sono stati 4.848, 282 in meno rispetto a quella prima. «La curva – ha spiegato Acquaroli – scende in maniera più accentuata nella provincia di Ancona, inizia a scendere in quelle di Macerata e di Ascoli Piceno, ma è in salita in quelle di Fermo e Pesaro e Urbino. Speriamo che questa settimana sia quella in cui la curva epidemiologica possa vedere un sensibile calo». Il picco, nel Fermano, non è stato quindi ancora toccato. Anche se i 24 nuovi contagi registrati oggi infondono un minimo di ottimismo.
Nella Marche, in un giorno, il rapporto tra tamponi effettuati e positivi s’è dimezzato. Ieri era del 31,8%, oggi 15,2%. Dati da prendere con le pinze, perché strettamente dipendenti dalla popolazione “tamponata”, ma che fanno, comunque, vedere un po’ meno nero. 405 i nuovi positivi registrati in regione nelle ultime ventiquattro ore, su 2.658 tamponi effettuati. Anche se in calo, Ancona si conferma la provincia con più casi (112), seguita da Pesaro (95), Macerata (88), Ascoli (68) e Fermo (24). 18 i contagiati provenienti da altre regioni.
IL CASO
Numeri che le vaccinazioni riprese sabato scorso provano a contrastare. Ma non sempre tutto va per il verso giusto. Così succede che, tra dubbi e scaricabarile, a farne le spese, spesso sono i più deboli. Come l’anziana di Fermo che ieri avrebbe dovuto fare il vaccino, ma che è di nuovo in lista d’attesa. A denunciare il fatto è la figlia che ha accompagnato la quasi 93enne (li compie il 31 marzo) a Montegranaro.
Un passo indietro. L’anziana è diabetica e la figlia, prima di farle fare un viaggio a vuoto, ha provato a informarsi. «Non sono prevenuta contro l’AstraZeneca. Lavoro a scuola e l’ho fatto anch'io. Ma avevo letto che era stabilito che agli ultranovantenni avrebbero dovuto fare Pfizer. Ho cercato di chiarire il più possibile la situazione», dice e racconta di aver scritto diverse volte all’Urp dell’Area vasta 4 e di aver chiamato il centro diabetico.
«Mi hanno risposto che, con il piano terapeutico di mia madre, non avrebbe dovuto fare l'AstraZeneca», spiega la donna. Che, prima di mettersi in macchina, ha richiamato l’Urp. «Mi hanno detto di portare mia madre a Montegranaro e che, lì, sarebbe stato il medico a valutare se vaccinarla o meno con l’AstraZeneca», fa sapere.
Arrivate all’ex ospedale, il medico che somministrava le dosi ha spiegato alle due donne che quel vaccino non andava bene e che l’anziana sarebbe stata richiamata per fare lo Pfizer o il Moderna. «Faceva freddo e tirava un forte vento. Mia madre non è abituata a stare in piedi. Si è stancata molto e, tornando a casa, si è sentita male», racconta la figlia e si chiede: «Non potevano dircelo prima, evitando a mia madre il viaggio e tutto il resto? Possibile che nessuno abbia saputo rispondere a una domanda tanto semplice?».