E siamo ancora qua: l’Italia è bianca, ma come quando si lavano capi candidi con quelli colorati e il salvacolore non è efficiente, il giallino entra tra le trame delle maglie. Un colore brillante il giallo che come il rosso, causa pandemia, sta cambiando fisionomia, diventando simbolo di restrizioni e paura.
In questa fase, dove il vaccino non obbligatorio viaggia verso l’obbligo, il più leggero degli antagonisti parla di ‘terrorismo mediatico’. Il meno simpatico di ‘dittatura di Stato’. Il fiducioso di ‘scelta inevitabile’. Mesi fa il lockdown era diventato il ‘male minore’ oggi, se reiterato, sarebbe il ‘bacio della morte’.
La pandemia ha delle regole non scritte, la prima è che non è prevedibile. Si può contrastare, si può cercare di rallentare, ma essendo mondiale non ha un confine in cui ghettizzarla. Ecco che il vaccino, in particolare le due dosi, stando ai numeri resta l’unica arma. Vero, il virus si può prendere lo stesso, ma non causa danni. Fa solo statistica. Che in medicina è importante, perché a forza di sommare positivi uno che poi torna in rianimazione si trova.
Gli ospedali oggi sono quasi vuoti, ma la sensazione di poter ricadere di nuovo nel baratro rischia di schiacciare il sistema economico. Solo al Murri di Fermo ogni reparto ha più che triplicato i costi di gestione. Possiamo reggere? Difficile, nonostante i soldi europei. Se si respira paura, la gente esce meno e mangiata una pizza torna a casa in fretta. Basta guardare il lungomare e i corsi dei centri storici.
E invece, abbiamo bisogno di vita e di comprare. Non per becero consumismo, ma perché un abito nuovo, un paio di scarpe, un cd portano gioia. E l’organismo ne ha bisogno. Come ne hanno necessità le aziende. Forse non è chiaro a tutti, se si richiude di nuovo, le fabbriche, in particolar modo quelle della moda, falliscono. E per quello non c’è una cura rapida, come un vaccino.
Non vuoi vaccinarti perché credi che ti salverà la vita? Fallo perché altrimenti ucciderai una impresa. E con lei manderai in rovina decine di famiglie. E così per ogni azienda. Ci vuole tanto a capirlo? I dubbi sono tali fino a prova contraria. E la prova è che se non si crede che la salute migliorerà, è certo che con la punturina sul braccio lo farà l’economia.
E se neanche così lo si comprende, che green pass sia, almeno per le feste, per i locali da ballo, per concerti, teatro e sport. Perché anche andare a vedere una partita è normalità e se per farlo serve un certificato, allora mettiamolo. Non è privare di un servizio qualcuno, ma dare un premio a chi non pensa solo a se stesso.