di Raffaele Vitali
AMANDOLA – Contenti, vaccinati e senza fila: ecco gli ultra ottantenni, come li chiama la dottoressa Rosanna Galiè, responsabile del servizio vaccinazioni in corso ad Amandola. Oggi è iniziata la somministrazione della seconda dose.
“La prima è andata molto bene, abbiamo somministrato 1200 vaccini, più di quanto ce ne saremmo attesi”. Nella città dei Sibillini non si è sprecata neppure una dose e la ragione è nella scelta della dottoressa: “È capitato di arrivare verso fine giornata con due dosi avanzate, a causa dell’assenza di persone che si erano prenotate. Allora ho deciso di chiamare quelli del giorno dopo. Abbiamo preso il telefono e li abbiamo fatti venire in anticipo”.
Ad Amandola il sistema funziona. Si arriva in auto, si percorre l’anello attorno al vecchio ospedale si arriva davanti all’ingresso, dove ci sono i volontari della Protezione civile della Croce Rossa dei Sibillini che accolgono e danno indicazioni. “La mia squadra è la vera forza di questa campagna vaccinale. Un amministrativo all’accettazione, un operatore al pre triage, due infermieri e un medico. Questo per ogni turno”. Poi ci sono i tre supporti fondamentali, i pensionati con il cuore grande: “Posso solo dire grazie ai dottori Lando Siliquini, Antonio Sacconi ed Enereo Germani”.
Così è ripartita la campagna per la seconda dose. “Noi durante la prima fase abbiamo usato tutti i tipi di vaccino: Pfizer per gli ultra 80enni, i sanitari e i volontari, Moderna per i dializzati e AstraZeneca per mondo della scuola e forze dell’ordine. Oggi le nuove inoculazioni sono ferme, ma procediamo con i richiami”.
Il caos AstraZeneca non ha cambiato molto: “Le persone chiedono, questo sì. Chi arriva, la prima domanda che fa è ‘che vaccino mi date?’. Poi telefonano quelli in attesa, gli anziani a casa, gli oncologici e i diabetici. Appena avremo le nuove direttive, agiremo” prosegue la dottoressa.
Quello che è certo è che ad Amandola non è stata registrata alcuna lamentela: “Non abbiamo avuto reclami e incidenti di percorso. Posso dire che il sistema funziona, grazie a sanitari e volontari preparati. Il mio auspicio – conclude la dottoressa – è che non venga smantellato il punto vaccinale della montagna questa comunità ne ha bisogno”.