FERMO – È evidente che qualcosa nel sistema delle vaccinazioni anti Covid non sta andando come il Governo vorrebbe. A oggi sono 48.416 le persone vaccinate per il coronavirus in Italia, secondo l'ultimo dato disponibile sul portale online del commissario straordinario per l'emergenza. Praticamente sono state usate una dose su dieci delle 469.950 dosi Pfizer-Biontech consegnate tral 30 dicembre e primo gennaio.
REGIONE PER REGIONE
La percentuale più alta di dosi disponibili somministrate continua a registrarsi nella Provincia autonoma di Trento (34,8% con 1.730 su 4.975), Lazio (23,6% con 10.808 su 45.805), Umbria (19,8% con 980 su 4.960), Provincia autonoma di Bolzano (17,3% con 1.037 su 5.995), Friuli-Venezia Giulia (16,3% con 1.948 su 11.965), Veneto (15,5% con 6.041 su 38.900), Piemonte (14,7% con 6.024 su 40.885), Toscana (12,8% con 3.579 su 27.920), Liguria (10,5% con 1.670 su 15.920), Campania(9,2% con 3.111 su 33.870), Puglia (7,6% con 1.956 su 25.855), Emilia-Romagna (7,2% con 3.161 su 43.875), Marche (5,6% con 499 su 8.975), Sicilia (5,3% con 2.471 su 46.510), Abruzzo (3,6% con 289 su 7.935), Lombardia (3,0% con 2.416 su 80.595), Calabria (2,2% con 279 su 12.955), Basilicata (2,1% con 105 su 4.980), Valle d'Aosta (2,0% con 20 su 995), Sardegna (1,9% con 242 su 12.855), Molise (1,7% con 50 su 2.975).
BASSA ADESIONE TRA I SANITARI
Non può purtroppo stupire la percentuale marchigiana. Il primo problema è quello dell’adesione. A oggi, stando all’Area Vasta 4 di Fermo, tra il personale dell’Asur ha aderito appena il 30%: 600 adesioni sui 1790 potenziali beneficiari, ovvero i dipendenti. E non va meglio pochi chilometri più a sud, nell’area Vasta 5, dove, come racconta il direttore Milani in tv, hanno aderito 860 dipendenti sui 2400, amministrativi inclusi, a contratto. Tolti gli amministrativi, la percentuale in entrambi i casi aumenterebbe, ma è ben lontana dall'auspicato 80%, nonostante i vertici abbiano subito aderito.
SENZA FRETTA
All'estero si prosegue a ritmo decisamente più elevato: tralasciando Israele, che ha vaccinato oltre l'11% della popolazione, dall'Inghilterra alla Germania, passando per Polonia e Croazia, molti stanno facendo meglio dell'Italia, che finora ha coperto lo 0,08% dei cittadini (ma va tenuto conto che al momento il vaccino non è previsto sotto i 16 anni). “Occorre una poderosa accelerazione. Le Regioni - avverte la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa - devono mettersi a correre: nessuna dose utilizzabile può attendere di essere usata anche solo per qualche ora. Usiamo anche le ore serali ma corriamo. Presto arriverà anche Moderna”.
Ma i presidenti di regione chiedono calma: “Mi metterei a guardare tra qualche giorno e qualche settimana, non minuto per minuto” riassume per tutti il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
SIRINGHE E PERSONALE
Entrando nelle ragioni di questa partenza a rilento, ci sono problemi nel reclutamento di dottori e infermieri: in diversi punti vaccinali il personale, anche alle prese con l'attività legata ai tamponi, è pronto a fare i doppi turni mentre in altri è stato necessario richiamare medici in pensione o ricorrere a volontari. Le difficoltà principali si verificano dove già prima scarseggiava il personale dedicato alle vaccinazioni tradizionali. In diverse strutture di Lombardia e Marche non sarebbero invece ancora arrivate le siringhe di precisione e si è ricorso in alcuni casi alle scorte degli stessi ospedali.