TEHERAN – Piccolo di statura quanto potente: questo era il generale iraniano, Qassem Soleimani, ucciso da un raid americano il 3 gennaio. Lo voleva morto il presidente Donald Trump “perché stava preparando attentati contro l’America” ha detto senza esitare. E siccome a Soleimani da anni vengono addebitati le principali azioni anti Usa in Medio Oriente. E così non può stupire la reazione, violenta a parole e ora con le prime bombe e attacchi tra Iraq e Kenya, dell’Iran e dei suoi alleati. Ma se i pasdaran, le forze della Rivoluzione guidate da decenni da Soleimani, ora parlano di 35 obiettivi americani colpibili, il presidente americano, Donald Trump, alza il tiro e a suon di tweet è arrivato a 52 siti iraniani annientabili, tanti quanti gli ostaggi che furono sequestrati nell’ambasciata Usa a Teheran, con un semplice lancio di bombe, tecnica usata anche per uccidere il generale.
"L'Iran sta parlando in modo molto audace di colpire alcuni beni statunitensi come vendetta per aver liberato il mondo del loro leader terrorista che aveva appena ucciso un americano e ferito gravemente molti altri, per non parlare di tutte le persone che aveva ucciso durante la sua vita, incluso di recente centinaia di manifestanti iraniani. Stava già attaccando la nostra ambasciata e si stava preparando per ulteriori colpi in altre località. L'Iran non è stato altro che problemi per molti anni. Che questo serva da avviso, se l'Iran colpisce qualche americano noi colpiremo molto velocemente e molto duramente. Gli Stati Uniti non vogliono più minacce”.
Un comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, Ghulam Ali Abu Hamza, aveva minacciato: “Gli Stati Uniti e Israele devono vivere in uno stato di terrore costante dopo l'uccisione del martire Soleimani. Primo obiettivo è lo Stretto di Hormuz dove passano decine di navi da guerra americane", poi il Golfo di Oman e il Golfo Persico. Intanto, un fiume umano si è riversato per le strade della città sud-occidentale iraniana di Ahvaz, al confine con l'Iraq, per partecipare ad una processione funebre in onore di Soleimani. "Morte all'America", lo slogan scandito dalla folla. Soleimani verrà sepolto martedì pomeriggio a Kerman, sua città natale, ma prima, lunedì, si terranno altre cerimonie funebri, la mattina a Teheran e in serata a Qom.
Il timore è che la vendetta iraniana per l'uccisione del generale Qassem Soleimani potrebbe colpire ovunque: più probabilmente in Medio Oriente, ma anche in altre parti del mondo. E l'obiettivo potrebbe essere non solo l'America, ma anche le forze e gli interessi degli alleati Usa. È questo che vanno ripetendo in queste ore esperti e commentatori americani, anche se da Washington assicurano che al momento non esistono minacce “specifiche e credibili”. L'unico vero allarme per ora è quello su una possibile massiccia ondata di cyber attacchi che l'Iran potrebbe sferrare con conseguenze disastrose in Occidente.
Ma prima va riorganizzato il vertice iraniano, visto che Soleimani rispondeva solo alla guida suprema Khamenei ed era l’uomo simbolo, un eroe della rivoluzione iraniana e la figura più potente del Paese dopo quella dell'ayatollah. In questo caos si teme anche per l’economia, considerando che il Medio Oriente, a rischio destabilizzazione, si è preso una fetta di bilancia commerciale italiana e in special modo del settore fashion che interessa al Fermano: dal costo del petrolio, e quindi della benzina, al sistema finanziario, con le borse, che risentono degli squilibri geopolitici, per arrivare alle intese commerciali con le grandi potenze che cambiano riferimenti creando nuovi assi, basti pensare alla Turchia e al suo ingresso in Libia o alla Russia vogliosa di potere anche per rallentare l’avanzata cinese.