PORTO SAN GIORGIO – Fino a sabato la malamovida aveva sempre colpito in piena notte. Le tre del mattino, in media. Ma sabato è successo qualcosa di diverso e inaccettabile: lo scontro tra bande di giovani originari del nord Africa, molti italiani di seconda generazione, coadiuvati da qualche italiano del posto, è avvenuto prima della mezzanotte.
L’aspetto più inquietante è stato il colpo di pistola. A tutti era sembrato di una scacciacani, ma quella ritrovata dagli uomini della Squadra Mobile, è vera. Da qui una serie di interrogativi, a cominciare da quello come un minorenne potesse essere in possesso di una pistola vera.
Poteva finire in tragedia la violenza del we, questo aumenta la volontà di azione da parte delle istituzioni. I residenti hanno paura, questo emerge passeggiando e parlando con i sangiorgesi. Ci sono famiglie che non sanno cosa possa accadere al proprio figlio adolescente ogni volta che raggiunge un locale sulla costa.
Cosa fare è la domanda? Il sindaco di Porto San Giorgio non usa mezzi giri di parole e punta il dito su Lido Tre Archi, da cui proverrebbero la maggior parte dei giovani che hanno preso parte alla rissa ma anche ad altri episodi notturni sul lungomare.
La soluzione ha un nome semplice: soldi. È l’unica strada perché la giustizia tutela i minori, per cui la reclusione è prevista in casi molto gravi, in quanto il carcere è visto come un possibile luogo di peggioramento e no di redenzione.
Soldi per aumentare le pattuglie che presidiano i luoghi sensibili. Soldi quindi alle forze dell’ordine, ma anche soldi da parte dei Comuni da mettere nel capitolo della Polizia municipale. Meglio una festa in meno e degli agenti in più, è una delle questioni che stanno interessando anche le amministrazioni.
Infine ci sono altre due possibili azioni: potenziare i servizi sociali. È evidente che il piano di recupero sociale di Lido Tre Archi presenta delle lacune. L’attività di strada deve essere implementata, le azioni nelle famiglie problematiche rafforzate. Ma servono persone e continuità.
Infine, l’azione politica: unire le Polizie Locali. a cominciare da quella tra Fermo e Porto San Giorgio. Essere quindi pronti a condividere davvero il personale, pronti anche a perdere posizioni gerarchiche necessarie se il comando dovesse diventare unico.
Ma questo permetterebbe turnazioni più semplici e potenziamento nei monti chiave. Sempre se ci si mettono le risorse, perché che si parli di un carabiniere, di un poliziotto o di un vigile urbano, se deve stare in strada nel fine settimana anche d’agosto bisogna essere pronti a pagare.
Altrimenti si proseguirà con le lamentele, i post sui social acchiappa like e la conferma che i problemi è più facile descriverli che risolverli. Porto San Giorgio, come Porto Sant’Elpidio ha voglia hanno tutto per essere mete turistiche, ma serve di più da parte delle istituzioni. I tavoli in Prefettura producono l’impegno “che il controllo sul territorio sarà rafforzato”, ma è un continuo inseguire l’emergenza.
Quando si chiede di potenziare l’organico la risposta è sempre “non ci sono numeri così gravi da giustificarlo”. Ma di certo non capita spesso che un colpo di pistola svegli i bambini dentro i passeggini in pieno centro o che ogni tre giorni ci siano una rissa o un furto con scasso. Forse è il caso di rivedere i numeri, parametrandoli e soprattutto le azioni, cominciando da quei soldi e da scelte magari meno sceniche ma più efficaci, a cominciare dall’unione delle polizie locali.
Raffaele Vitali