di Raffaele VItali
FERMO – Una casa allargata, una Pasqua da passare insieme con chi sta vivendo un periodo meno felice ma merita la stessa serenità. L’idea è stata di Gaia Capponi: “Ho pensato a quando vivevo a Bologna, dove i pranzi solidali sono la normalità. Poi il lavoro e i figli mi hanno tolto quel tempo che invece avrei sempre voluto dare a chi ha bisogno”.
Quest’anno, il tempo lo ha trovato e l’ha unito alla voglia di fare del bene che l’ha avvicinata al Ponte, come volontaria. Ma siccome da soli non si fa nulla, si è formata una squadra. Partner principale dell’iniziativa è Simone Donzelli, un commerciante fermano, che ha subito detto sì alla chiamata della Capponi e ha fornito la carne fondamentale per il pranzo. “Ho la fortuna di avere amici ‘diversamente abbienti’. Ovvero generosi, a prescindere”.
Donzelli è solo uno dei numerosi che Gaia Capponi ha coinvolto. Francesco D’Addio si è speso dietro i fornelli, Michela D’Alessandro ha ‘donato’ le sue mani per la locandina, essendo una grafica. “Non abbiamo scritto ‘Pasqua’ perché volevamo coinvolgere tutti, anche di fedi diverse. Volevamo che la domenica simbolo della pace e della resurrezione fosse la domenica della solidarietà e della condivisione” prosegue l’ideatrice. E poi tanti altri amici, come il forno 180 Gradi che ha regalato il dolce, realizzato dagli alunni degli Artigianelli, o il pastificio De Carlonis che ha fornito le fettuccine.
L’idea è stata vincente. Non appena era uscita la locandina, condivisa con i Servizi sociali del comune di Fermo guidati dall’assessore Mirco Giampieri che ha suggerito il centro sociale di Santa Petronilla, che si è reso subito disponibile ad aprire le sue porte e ad aiutarci, i posti sonno sembrati subito pochi.
Nel giro di pochi giorni le prenotazioni hanno raggiunto il limite. “Abbiamo condiviso il pranzo con 65 persone, raggiunte nei luoghi più sensibili: oltre ai servizi sociali, la Caritas di Fermo e Porto San Giorgio, il Ponte, le associazioni di Lido Tre Archi. “Domenica mattina sono passati per un saluto l’assessore Giampieri e il vicesindaco sangiorgese Fabio Senzacqua, entusiasti dell’iniziativa” ribadisce la promotrice.
Tra i partecipanti, per lo più italiani, intere famiglie con padre, figli e suocera, alcune signore ucraine con una bambina che ha disegnato un acquarello. ‘Casa mia è casa tua’ è il messaggio che vale per ogni persona e vale per i comuni, “soprattutto per chi si vede unito da un ponte e ha avuto l’occasione di vivere un giorno di vera comunità. Se proprio vogliamo dare un nome, il ponte dedichiamolo alla pace”.
Il successo non ha riempito pancia e cuore degli organizzatori, che già guardano a un bis: “Vorremmo organizzarlo anche per il giorno di Natale. Sono queste le giornate in cui bisogna superare la solitudine oltre che le difficoltà, che possono essere anche improvvise e ti bloccano la festa”.
L’impegno civile per Capponi non è una novità, era alla base della sua esperienza, seppur breve, in politica con la lista ‘La città che vogliamo’, condivisa in primis con Nicola Pascucci, oggi consigliere comunale: “Metto in pratica principi in cui credevo e continuo a credere. L’impegno di ognuno è a suo modo fare politica. Spero che tanti altri possano fare di più e meglio” conclude Gaia Capponi che il pranzo l’ha vissuto anche con tanti giovani volontari, tra cui Alberto e Martina, Silvia e Nicholas.