FERMO – Se non si stesse parlando del partito Democratico, tutto sembrerebbe incredibile. Dopo la più colossale sconfitta mai maturata nella sua storia, con la perdita del controllo della regione Marche, il partito è imploso in sé stesso scegliendo di non scegliere. Rinvii su rinvii per una discussione interna che doveva in tempi rapidi portare al cambiamento dei vertici. In fin dei conti, anche se con ritardo, il segretario Giovanni Gostoli il suo lo aveva anche fatto rassegnando le dimissioni. Che però sono state congelate dal ‘big’ del partito in attesa di trovare la soluzione migliore.
Che ora, a poco più di un mese dal congresso, convocato per il 19 dicembre, il giorno dopo le elezioni provinciali, è evidente non ci sia. Il primo nome finito sul tavolo è quello di Augusto Curti, uno dei ‘giovani’ del partito che ha terminato la sua esperienza come sindaco, oggi è vice in uno dei comuni tutti al maschile e per questo attenzionati dalla commissaria regionale alle pari opportunità, e che deve quindi definire il suo futuro.
Poi, mentre si lavorava a una candidatura femminile, per dare un ulteriore segnale di svolta in un partito che tra le donne ha eccellenti elementi, con tanto di esperienza alle spalle come Manuela Bora, Anna Casini, la sindaca Mancinelli o l’onorevole Alessia Morani e l’attuale sindaca Mancinelli, ecco un altro uomo pesante in campo: Antnio Mastrovincenzo.
E puntualmente, i Dem si dividono, tranne che a Fermo dove regna il silenzio tattico. Del resto, quel posto pesa, non certo per lo stipendio, ma perché il Pd a livello nazionale è in ripresa e nelle Marche, visto che peggio non si può fare, ha ampi margini di emergere non sbagliando mosse. Ma in primis serve un partito compatto, anche per evitare figuracce come quella di San Benedetto del Tronto.
In questo quadro, ecco Maurizio Mangialardi, consigliere regionale ed ex candidato governatore. Per lui, che in Regione è capogruppo, il compagno di banco non è l’uomo giusto. Anzi. “La sua candidatura mi sorprende e mi rammarica. Sicuramente è una fuga in avanti che rischia di vanificare il grande lavoro che da mesi il gruppo dirigente regionale sta portando avanti per trovare un accordo ampio e più unitario possibile sul nome del futuro segretario”.
A logica, se non va bene Mastrovincenzo, anche Curti deve uscire di scena. “Antonio, come molti, è stato a suo modo protagonista di quella storia di scontri che ha caratterizzato la scorsa legislatura e la vita interna del partito negli ultimi cinque anni. Speri quindi che diventi un valore aggiunto nel percorso che ci porterà a individuare il profilo più idoneo per dare una salda guida al partito. Un profilo non riconducibile a correnti, che anzitutto si dedichi interamente a questa opera di ricostruzione e non pensi alle prossime elezioni politiche” ribadisce Mangialardi.
Un identikit non facile quello del segretario o segretaria ideale: capacità, lungimiranza, nessuna ambizione personale e “con la chiara volontà di essere il perno di una coalizione di centrosinistra sempre più aperta ai cittadini e all’associazionismo regionale” conclude Mangialardi.
@raffaelevitali