FERMO - Le celebrazioni promosse dall’ apposito Comitato per il centenario dalla nascita di Luigi Crocenzi vedranno il loro compimento venerdì 13 dicembre, alle ore 18:00, al Teatro Comunale di Altidona, con la cerimonia di assegnazione dei riconoscimenti alle scuole che hanno aderito al concorso fotografico “Un giorno in un paese italiano”.
Il progetto ha inteso attualizzare l'opera e la visione di Luigi Crocenzi calandola nella ricerca fotografica contemporanea. Gli studenti degli Istituti d’Istruzione Secondaria di primo e secondo grado sono stati invitati a elaborare un foto-racconto a partire dalla sceneggiatura scritta da Crocenzi "Un giorno di un paese italiano", redatta alla fine degli anni Cinquanta a partire da un’idea elaborata insieme a Cesare Zavattini.
La realtà socio-economica attuale è molto diversa rispetto a quella della fine degli anni ’50. Il termine ‘paese’ può essere inteso anche come quartiere, città o in generale come il contesto in cui i giovani vivono.
Il progetto fa parte del programma delle celebrazioni per il centenario della nascita di Luigi Crocenzi (Montegranaro 1923 - Fermo 1984), tra i principali teorici del foto-racconto nell’Italia del dopoguerra. Il progetto è stato realizzato dalla Fototeca provinciale di Fermo e dall’Associazione Altidona Belvedere con la collaborazione delle associazioni e singoli aderenti facenti parte del Comitato.
Il Consiglio Direttivo di Altidona Belvedere, Centro di documentazione e cultura fotografica APS, viste le difficoltà organizzative di una partecipazione individuale degli studenti, ha deciso di destinarlo esclusivamente alle classi singole come attività laboratoriale, con la collaborazione fattiva di un docente referente di ogni singolo Istituto. Si è deciso, inoltre, di suddividere il premio di 1.000 euro, al netto delle spese di stampa per l’allestimento della mostra, tra gli istituti partecipanti con buoni acquisti destinati ad arricchire le proprie biblioteche di testi sulla fotografia.
Gli istituti che hanno aderito al progetto sono: l’IC “Vincenzo Pagani” di Monterubbiano con le sedi di Monterubbiano e Pedaso, l’I.C. “Rita Levi Montalcini” di Porto Sant’Elpidio, il Liceo Artistico “Preziotti - Licini” di Fermo.
Le opere realizzate dalle scolaresche saranno in esposizione presso la Galleria Sotto l’Arco di Altidona nei giorni: 14 - 15 - 21- 22 - 28 - 29 dicembre 2024 e 4 - 5 - 6 gennaio 2025 dalle ore 16:00 alle 20:00.
LUIGI CROCENZI E IL FOTO-RACCONTO
Nel 1946 Luigi Crocenzi pubblicò i suoi primi foto-racconti sulla rivista «Il Politecnico» di Elio Vittorini, con le foto disposte dal grafico Albe Steiner in stringhe verticali, come fossero i fotogrammi di un ‘film sulla pagina’. A questi ne seguirono altri negli anni Cinquanta sulla rivista «Il Caffè» di Giambattista Vicari. Erano storie di seminaristi e ricchi signori, contadini poveri e artigiani, spesso ambientate in una provincia marchigiana sonnolenta e arretrata o nei quartieri popolari di Roma e Milano, raccontate attraverso un linguaggio come quello fotografico che, a differenza di quello scritto, era universale e immediatamente comprensibile a tutti.
Fondamentali per la costruzione delle sue sequenze di immagini, erano le teorie del montaggio cinematografico sviluppate da grandi registi come Pudovkin e Eisenstein, che Crocenzi aveva avuto modo di conoscere durante i corsi di Regia seguiti presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma tra il 1947 e il 1949.
Nel 1954, insieme ad Alvaro Valentini e ad altri collaboratori, Crocenzi fondò a Fermo il CCF (Centro per la Cultura nella Fotografia). S’intensificarono così le attività di studio e promozione di una fotografia concepita come concatenazione di più istantanee, a partire dal presupposto teorico dell’equivalenza tra le singole foto e le parole di un testo scritto. Per tutti gli anni Sessanta il CCF organizzò rassegne e concorsi dedicati al foto-racconto e al foto-libro, a cui parteciparono i più grandi fotografi italiani dell’epoca.
Scriveva Crocenzi nel 1957, sognando una produzione culturale dal basso che potesse favorire processi di emancipazione delle classi sociali più svantaggiate: “la fotografia è uno strumento potentissimo di democratizzazione della cultura […]. I fotografi saranno gli scrittori, gli storici e i poeti della nostra società, essi scriveranno con le immagini fotografiche ed esprimeranno le idee, i fatti e i problemi del nostro tempo. Il loro pensiero e la loro documentazione potranno essere letti da milioni di uomini in tutto il mondo”. (Marco Andreani)