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Un fiume di solidarietà per L'Assalto ai Forni. "Il problema non è chi controlla, è il frutto di un clima provocatorio"

27 Aprile 2025

ASCOLI PICENO - Forse non voleva essere un'intimidazione. Sta di fatto che quanto accaduto ad Ascoli Piceno alla titolare de L'assalto ai forni aiuta a riflettere.

Il problema è il perché avvengano determinati episodi. Tecnicamente la giustificazione data dai vertici delle forze dell'ordine è anche comprensibile. Loro dicono che ogni tipologia di striscione o manifesto che viene appeso in un luogo pubblico deve essere autorizzato anche se posizionato sulle mura della propria casa, perché poi alla fine vai a impattare su uno spazio aperto a tutti.

Qui, come spesso capita, la norma dovrebbe essere interpretata, il famoso buon senso, che è la regola non scritta del calcio, quella che permetteva di andare oltre il concetto di fallo, sanzione e punizione. Perché magari in quel momento c'era la comprensione della tensione, c'era la dinamicità del gesto, c'erano tutta una serie di valutazioni che facevano dire: non è giusto fischiare, vantaggio e andiamo avanti. 

Probabilmente chi guida le forze dell'ordine, e di certo chi ha dato il la all'operazione identificazione, non ha fatto l'arbitro. Altrimenti avrebbe compreso che il vantaggio di non intervenire e di lasciar passare quanto stava avvenendo sarebbe stato maggiore dell'intervento.

Il risultato di quei controlli alla fornaia, nipote di partigiani, ma a sentirla parlare sembra quasi che sia stata lei a vivere gli anni più duri del nostro Paese, è che è diventata un'eroina. Termine meraviglioso perché nell'eroina c'è tutto: c'è la capacità di lotta, c'è la capacità di comprendere l'altro, c'è il diventare parte della storia.

Non solo, quanto accaduto a Lorenza ha fatto sì che la politica, quella diciamo di centro-sinistra, si compattasse e per un momento tornasse a parlare di valori e principi che devono essere davvero comuni.

L'esempio che ha dato Lorenza, il coraggio di tenere testa al sistema che la stava pressando, deve però andare di pari passo a un messaggio da non dimenticare: il rispetto nei confronti di chi ha un ruolo, di chi viene inviato a fare qualcosa, di chi fa il proprio dovere.

Il video pubblicato sui social ci mette di fronte a un poliziotto che, con sobrietà, termine abusato in questo 25 Aprile, fa il suo dovere. Lui è il volto che incassa la ribellione della fornaia, ma di fondo nelle sue parole, nel suo atteggiamento, c'era già la consapevolezza di fare qualcosa che lo metteva dalla parte sbagliata della storia.

“La colpa non è di chi ha eseguito quel controllo bensì di chi ha fatto quella direttiva indecente. Quella identificazione vergognosa fatta nei suoi confronti non è avvenuta a caso, è il frutto di un clima e di una direttiva provocatoria che è stata fatta in vista del 25 aprile. Chiedere di festeggiare il 25 aprile con sobrietà significa non aver mai partecipato a un 25 aprile” ha commentato l’europarlamentare Dem durante la manifestazione pro Lorenza.

Politicamente quindi un autogol, tecnicamente forse anche un'azione corretta, storicamente qualcosa che verrà invece ricordato e che magari servirà per il prossimo anno a non commettere lo stesso errore. E a far sì che L'assalto ai Forni torni a essere solo un luogo per comprare pane e ottimi maritozzi, di qualità ma non certo a prezzo popolare o comunista che dir si voglia, e non per dover dire ancora una volta, come fatto dal presidente Mattarella e dai tantissimi politici che si sono ritrovati  in piazza davanti al forno, che è sempre tempo di Resistenza.

Ancora di più ad Ascoli visti gli striscioni scritti con vernice nera contro il forno di Lorenza, a riprova che ogni azione, se non ponderata bene, porta delle conseguenze. In questo caso nere.

Raffaele Vitali

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