FERMO - "Mio figlio non c'entra niente con questo delitto. Auriane per me era come una figlia ed è stato un grande dolore apprendere della sua morte". Con le mani in volto Atika, la mamma di Sohaib Teima, il giovane fermano di origini egiziane accusato dell’omicidio della sua ex fidanzata trovata morta in una chiesetta abbandonata in Val D’Aosta. Accanto a lei ci sono i due legalo Lucia Lupi e Igor Giostra, che difendono il ragazzo 21enne, ancora detenuto a Grebole, in Francia, dopo l'arresto avvenuto a Lione, dove è stato aperto un processo per maltrattamenti nei confronti della compagna.
Un intervento, quello degli avvocati, necessario non solo per dar voce alla famiglia, ma soprattutto mettere in evidenza che il proprio assistito non è l'autore del delitto e che ci sono elementi che, per ora, non sono stati considerati.
“E’ trascorso un mese a mezzo da quando il nostro assistito è stato arrestato in Francia e non siamo ancora riusciti a parlare con lui - ha spiegato l'avvocato Lupi - E’ inconcepibile che in uno Stato di diritto avvenga una cosa del genere. Siamo in attesa che si prenda una decisione sull'estradizione del ragazzo. E nel frattempo si sta ritardando la possiblità, da parte nostra, di poter fare l'interrogatorio che potrebbe portare ad ulteriori elementi a chiairmento rispetto a quanto avvenuto. E' evidente che più il colloquio verrà ritardato più è probabile che Teima avrà difficoltà a ricordare particolari importanti che potrebbero essere di vitale importanza per scagionarlo. Tanto più che in carcere, viste le sue condizioni psicofisiche, viene trattato con farmaci tranquillanti e antidepressivi".
La vicenda è drammatica. Il prossimo 27 giugno in Francia ci sarà una nuova udienza nel processo di Appello per maltrattamenti dopo la condanna in primo grado. "Il nostro assistito si è sempre professato innocente da tutte le accuse - ha detto l'avvocato Giostra - Noi abbiamo fornito delle prove e documentazioni che dimostrano la sua innocenza. Purtroppo però il presidente della Corte francese non ha accolto le prove che avrebbero fatto assolvere Teima dall’accusa di maltrattamenti nei confronti della sua fidanzata. Ovviamente ripresenteremo queste prove in Appello".
Non solo. Secondo i due legali è necessario che sia data alla difesa il prima possibile la possibilità di poter analizzare il contenuto del telefonino di Sohaib, sequestrato il giorno dell'arresto. "Noi abbiamo ritrovato dei messaggi, delle mail, in cui si chiarisce perfettamente il rapporto che c'era tra i due giovani. La loro relazione era finita. Eppure si sentivano. Ed è stata la ragazza a chiedere di essere accompagnata in questo viaggio. E' tutto scritto. Così come l'alta considerazione che la ragazza aveva per la famiglia. Dai messaggi emergono realtà completamente diverse e aprono piste alternative all’unica fino ad ora seguita dagli inquirenti. Pertanto confidiamo che la trascrizione di questi messaggi possa fornire prove decisive a sostegno della sua innocenza".
Riguardo al processo per maltrattamenti, i due legali ritengono che non siano state acquisite tutte le prove disponibili, e che anche l'accusa di premeditazione dell'omicidio non sia affatto plausibile: "Noi vogliamo che la verità venga alla luce e che venga fatta giustizia nell'interesse sia della giovane vittima, sia di chi oggi si trova in carcere, ingiustamente accusato dell'omicidio”.
Nei mesi scorsi il padre di Auriane, in una lettera, ha accusato duramente il giovane,ma anche la famiglia. "Le sue sono state accuse diffamatorie e calunniose nei confronti della famiglia, in particolare della mamma. Oggi siamo qui anche per questo, anche se comprendiamo il dolore di un padre dopo quanto accaduto. Ma la verità, va detto, è un'altra. Ed emerge chiaramente nei documenti e dalle testimonianze raccolte. Non corrisponde quindi al vero quanto sul punto riferito nella lettera dal padre della compianta Auriane".
Anche la mamma del ragazzo, Atika, ha voluto ribadire la propria posizione: “Ho sempre trattato Auriane come una figlia per tutto il tempo che ha vissuto con noi a Fermo e lei ha sempre ricambiato il mio affetto, tanto che diceva sempre di aver trovato una nuova famiglia. Capisco lo stato d’animo del padre di Auriane, ma le sue dichiarazioni mi hanno ferito profondamente perché non vere. La fiducia che io e i miei legali abbiamo nel sistema giudiziario ci spinge a credere che, una volta esaminate tutte le testimonianze e le prove acquisibili, emergerà chiaramente la verità”.
Proseguendo l'incontro con la stampa la donna si è anche detta molto preoccupata per lo stato di salute del figlio: "Ad oggi i nostri legali non possono comunicare con mio figlio e tutti insieme facciamo appello alle autorità francesi affinché garantiscano condizioni di detenzione dignitose e rispettose dei suoi diritti”.