FERMO – Prima gli advisor finanziari e legali, poi la risposta. questo il percorso che il Cda ha messo nelle mani del presidente di Ubi Banca, istituto molto radicato nelle Marche, dopo l’offerta di pubblico scambio (Ops9 di Intesa San Paolo. “L’Ops lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi non era concordata ed è presto per trarre considerazioni” ribadisce l'ad di Ubi, Victor Massiah, in una lettera inviata ai dipendenti che hanno più di un dubbio.
"Su questo voglio essere chiaro, il legame con il territorio rimane e anzi sarà rafforzato. Noi siamo una banca ambiziosa e la nostra ambizione è di far crescere l'economia dei Paesi in cui operiamo ed essenzialmente l'Italia" precisa, per calmare la base più che i mercati, il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. Che poi aggiunge: “Grazie a questa operazione, noi pensiamo di poter aumentare di 30 miliardi il finanziamento a imprese e famiglie italiane. Pensiamo di poter aumentare da 50 a 60 miliardi il finanziamento di iniziative green e quindi è un legame molto concreto con il sistema economico".
Da parte Ubi si prende tempo, anche se il percorso sembra segnato visto il surplus che ogni socio sarà nell’operazione, si parla del 18% ad azione: “Questa operazione rappresenti, per il momento, solo una proposta, in attesa che venga depositata entro il 7 marzo. Prima dell'inizio del periodo di adesione, previsto entro fine giugno, il Cda di Ubi dovrà esprimersi al riguardo, a valle di una adeguata istruttoria. Nel mentre, Ubi deve continuare a lavorare con l'impegno di sempre, senza minimamente allentare l'attenzione e la focalizzazione sugli obiettivi che ci siamo dati".
E questo partendo dalla considerazione che c’è all’interno della proposta: “Siamo stati definiti la migliore delle banche medie italiane: è qualcosa che il mercato ci ha sempre riconosciuto e di cui dovete essere orgogliosi” prosegue Victor Massiah.
@raffaelevitali