CARASSAI/FERMO – Torna di moda Rocca Montevarmine. Il luogo dal potenziale grande quanto il disinteresse della politica nei suoi confronti. Negli anni si è passati dal ‘lo riapriremo’ dell’era Brambatti ai progetti di recupero del primo Calcinaro con il consigliere Borraccini impegnato in prima linea fin al non se ne sa più nulla. Se non fosse per la voglia di un gruppo di pensatori sognanti, come Alessandro Ciaudano, della rocca nessuno si occuperebbe.
Fino a oggi. Con una nota il, comune di Fermo, a nome anche dei colleghi della Valdaso, prova a riaccendere un faro sul “punto nevralgico per lo sviluppo della vallata e non solo. Perché le sue peculiarità sono note, paesaggio, agricoltura, turismo, bellezze storiche e artistiche”.
Si parte dai due comuni più interessati, Fermo che ne p proprietario e Carssai che è quello in cui Montevarmine si trova. Ma con loro adesso ci sono altre 22 amministrazioni picene e fermane: tutti insieme hanno sottoscritto un manifesto “per un recupero organico volto a dare maggiore risalto e sensibilizzazione alla struttura per poter avviare delle progettualità che diano finalmente il “la” ad azioni di recupero, insieme ad una programmazione organica di valorizzazione delle numerose potenzialità dell’area”.
Peer riuscirci promettono un impegno diretto, anche perché potrebbe diventare il fulcro della Valdaso, che è una valle a vocazione agricola, e turistica, che unisce davvero due province. “Chiediamo che il Castello di Rocca Montevarmine venga inserito nel Piano Regionale per le opere pubbliche inerente edifici o monumenti danneggiati dal sisma 2016, ma rimasto fuori dal cratere”.
Per convincere ancora di più il mondo sovracomunale, i sindaci pensano a un coinvolgimento dei giovani: “Dobbiamo riabitare i luoghi. La Valdaso può diventare un laboratorio nazionale, un centro propulsore di un modello di sviluppo innovativo per il territorio” concludono. Sapendo che con l’edificio andrà affrontata anche la questione terreni agricoli e recupero dei tanti casolari abbandonati.
