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Tutti in strada con i sindacati. "Sciopero, L'Autre Chose paghi gli stipendi e riprenda la produzione a P.S.Elpidio"

15 Novembre 2021

PORTO SANT’ELPIDIO – Hanno atteso, hanno trattato, si sono illusi, ma poi sono scesi in strada: sciopero di quattro ore oggi pomeriggio per i 63 dipendenti della sede di Porto Sant’Elpidio, sui 90 che fanno capo all’azienda calzaturiera L’Autre Chose che possiede negozi e outlet in giro pr l'Italia.

Stabilimento produttivo nella zona industriale nord di Porto Sant’Elpidio, ma testa lontana, dentro il fondo Sator guidato da Matteo Arpe, che nel corso di pochi anni è passato dal possedere il 35% al controllo totale nel 2016, con pagamento completo delle quote nel 2019, al termine di un patto triennale di non concorrenza. Un’operazione che era stata ben vista, perché uno dei gioiellini del distretto sembrava destinato a una crescita sicura.

“Ci abbiamo provato. Dopo aver dichiarato lo stato di agitazione ad aprile, abbiamo discusso a lungo. Anche negli ultimi giorni con l’obiettivo di garantire il giusto salario ai dipendenti. Ma l’azienda dopo che negli scorsi mesi aveva posticipato, pur nel rispetto delle clausole contrattuali, i pagamenti dei salari per diverse volte, ha sconfinato tale termine e solo dopo infinite minacce di mobilitazioni ha provveduto a onorare quanto dovuto, almeno per il mese di settembre” precisa Francesco Interlenghi della Femca Cisl che si è seduto al tavolo insieme coni colleghi della Filctem Cgil.

“La nuova gestione, post famiglia Boccaccini, si è rivelata inadeguata, al punto che ad oggi si trova in assoluta difficoltà di cash Flow sia nei confronti dei dipendenti che rispetto ai pagamenti di fornitori e terzisti” proseguono i sindacalisti.

Che contestano anche un altro aspetto: l’assenza di un piano programmatico di risanamento e di sviluppo. “Questa mattina, al termine della riunione con il Ceo Edouard Obringer, non ci è stata alcuna certezza sullo stipendio di ottobre e quindi sulla tredicesima. Ma soprattutto sulla ripartenza della produzione, oggi ferma perché prima bisogna pagare i fornitori. Unica speranza. Una settimana A dicembre” precisa Interlenghi.

eppure, i lavoratori hanno fatto il possibile per andare incontro ai titolari: “Per fronteggiare i ritardi di consegne, imputabili solo al ritardo con cui i materiali atti alla produzione sono stati acquistati, è stato richiesto ai lavoratori di rinunciare alle due settimane di ferie previste, ennesimo sacrificio. Come ricompensa – da qui lo sciopero di oggi deciso durante l’assemblea straordinaria - il mancato pagamento dello stipendio e totale mancanza di futuro”.

A scendere in strada, con il presidio davanti al cancello della sede elpidiense, una quarantina di dipendenti, il 70 per cento di un mondo diviso tra 33 operai, 26 impiegati, due quadri e due apprendisti. "La nostra richiesta – concludono i sindacati – è semplice: garanzia sulla continuità delle attività produttive; garanzia sul regolare pagamento dei salar; ripresa della produzione. Tutto questo senza mai dimenticare l’impegno sociale dell’azienda nei confronti di intere famiglie già provate da due anni di pandemia”.

Raffaele Vitali

redazione@laprovinciadifermo.com

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