di Raffaele Vitali
FERMO – La stagione turistica entra nel vivo. Gli operatori, dagli albergatori ai gestori di locali fino ai titolari di chalet credono nelal ripresa. E per loro arrivano anche le parole cariche di fiducia, oltre che di fede, di rocco Pennacchio, l’arcivescovo di Fermo.
“Ci arriviamo tra alti e bassi, speranze e delusioni, aspettative e rassegnazione” sottolinea Pennacchio che prende spunto dalla Gaudium et Spes che segnò il Concilio Vaticano II: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.
Sofferenze destinate a diventare gioie. “Tutti siamo stai uniti in questo lungo periodo da malattia, dolore, abbandono, solitudine, rabbia e morte che hanno albergato nelle nostre esistenze e hanno abitato le nostre relazioni più vitali. Ma mai come oggi sento la speranza, che ha molteplici facce: nell’impegno, nella cura, nella vicinanza, nella compagnia, nell’amicizia, nel coraggio e nell’entusiasmo”.
Le persone si sono riscoperte solidali “e hanno capito che da sole non si possono affrontare le vicissitudini avverse della vita. Tutti – prosegue l’arcivescovo - abbiamo bisogno di legarci l’uno all’altro e affidarci reciprocamente, non solo per resistere ma anche per ridare slancio alla nostra vita quotidiana e senso al nostro operare”.
In un quadro così complesso Pennacchio, da ex bancario, ha un timore: “Che emergano l'individualismo e che l’economia sia sottomessa dalla finanza”. Da qui il messaggio agli imprenditori: “Non cedete alla tentazione che spinge a guardare il proprio interesse senza curarsi delle ricadute, sfrutta le occasioni in forma discriminatoria sulla pelle delle persone più deboli, inesperte e meno protette nell’azione contrattuale e così spezza quel legame di solidarietà diffusa che è faticosamente venuto alla luce in questo tempo”. Parole che cavalcano l’attualità con le imprese che non trovano manodopera per svariati motivi, dal disinteresse dei giovani alle remunerazioni non adeguate.
“La seconda tentazione logora il senso di dignità profonda del lavoro causando una marginalizzazione dell’opera umana rispetto al profitto virtuale. È la tentazione di “spremere” ogni occasione ed ogni persona per accrescere iniezioni di liquidità in ossequio al “principio della crescita ad ogni costo. È la tentazione di sottomettere il frutto della terra e del lavoro, il sudore e la fatica dell’uomo ad una sorta di lotteria quotidiana, un gratta e vinci che lascia sul terreno tanti scarti a vantaggio di momentanei fortunati”.
Per non arretrare, per l’arcivescovo si raccomanda di “non mettere in secondo piano l’esperienza, la dedizione e la competenza rispetto al basso costo con la convinzione che ‘tanto il mercato mangia qualsiasi cosa purché sia ben incartata’. L’antidoto a questo virus tentatore letale è certamente uno sguardo ampio che ci mostri come nella nostra terra abbiamo superato tutti i momenti di crisi della storia antica e recente”.
Il Fermano ha tanto da dare, dalla bellezza dei borghi alle tradizioni che non sono frutto di produzioni estemporanee “ma il risultato di una visione che guarda alle generazioni future, quelle che ancora non sono nate. Tali frutti sono oggi apprezzati e ricercati da tutti coloro che voi tutti accogliete come ospiti della nostra terra”.
Una realtà che va vissuta al meglio, partendo dalla vaccinazione: “Tutti dobbiamo sottoporci al vaccino, simbolo della rinnovata fiducia nel fare squadra dando il meglio di noi stessi, dedicando ogni nostro sforzo, ogni nostra attenzione, ogni nostra intelligenza alla ricerca di un bene comune che renda tutti e ciascuno sia protagonista che beneficiario”.
La chiesa si mette così a disposizione degli operatori: “Troverete la nostra vicinanza nelle parrocchie, nei santuari, monasteri, conventi e oratori". L’ultimo auspicio è che i giovani siano attenti protagonisti, rispettosi nel dialogo tra generazioni, nella consapevolezza "che è già oggi nelle vostre mani la parte di eredità che andrete a consegnare all’uomo e alla donna di domani”.