FERMO – Più dubbi che certezze. Il presente degli imprenditori del distretto calzaturiero fermano-maceratese è nebuloso. Il presidente Valentino Fenni ha guidato un direttivo ricco di spunti in cui è stato analizzato il quadro internazionale sempre più complesso. “Dobbiamo essere pronti ad affrontare le questioni, ma dobbiamo conoscerle nel dettaglio. Per questo nelle prossime settimane sottoporremo gli associati a un questionario per poter fotografare la realtà”.
La parola che è stata detta più volte, oltre a Coronavirus, è reciprocità. “Ha una grande importanza e spesso lo dimentichiamo, soprattutto a livello politico. Ma in questo periodo in cui gli ordini sono diminuiti sensibilmente, purtroppo le incertezze su aperture e chiusure di negozi e attività incidono e i problemi in alcuni mercati pesano ancora di più”.
Tre i Paesi su cui i calzaturieri si sono soffermati durante la discussione con due in particolare che creano problemi a livello di reciprocità delle regole. “I turchi vendono in Italia? Nulla in contrario, ma il nostro sistema deve adottare controlli come quelli che noi dobbiamo affrontare quando portiamo le nostre scarpe nel loro Paese, dove ci chiedono ogni tipo di certificazione. Bisogna assolutamente che a livello nazionale si affronti questo tema. Le nostre imprese non possono più attendere”. Quello dei controlli doganali per le merci che transitano o sono destinate alla Turchia è un problema molto sentito dai calzaturieri fermani.
Discorso simile per la Cina: “In questo caso il tema è la tutela della proprietà intellettuale, dai marchi ai brevetti. Questo è il mercato del futuro secondo Ice e sistemi economici, ma per il settore moda è anche il più pericoloso. Quello che i calzaturieri chiedono in primis ad Assocalzaturifici e quindi alla Politica, è di fare lobby sul Governo italiano affinché affronti la questione, altrimenti è difficile che il nostro distretto possa essere protagonista, nonostante l’alta qualità della manifattura che ci rende perno del settore lusso”.
Terzo tema internazionale è quello relativo alla Russia. “Bisogna tornare a fare pressioni per far sì che le sanzioni alla Russia siano eliminate. Il problema è che non basta la convinzione del Parlamento italiano, la partita si gioca in Europa. Non credo che in molti si rendano conto di cosa significhino le sanzioni per i buyer russi, già colpiti come tutti dalla crisi economica e dalla svalutazione del rublo”.