PESARO – Difesa batte attacco. Questo racconta il match vinto da Trento contro la Carpegna Prosciutto Pesaro (70-84). Dolomiti Energia di nome e di fatto. Perché i neri di Lele Molin sembrano sempre uno in più in campo, soprattutto nei momenti chiave del match quando la Vuelle si riavvicinava, senza mai dare davvero l’impressione di poter vincere.
Nessuna sorpresa sui dodici scelti da Repesa, per la prima volta obbligato a mandare uno straniero in tribuna. Tocca a Gudmundsson. Un po’ perché non in forma, un po’ perché con il recupero di Charalampoupolos e l’arrivo di Daye è il più titolato a uscire dai cinque a referto. E non solo conto Trento. Perché Kravic è fondamentale sotto canestro, avendo solo Totè come lungo alternativo, Rahkman insostituibile e Cheatham l’unico che segna da tre punti con regolarità.
Squadra complicata Trento, ha fisico e diversi italiani, Flaccadori su tutti, che sanno dare ritmo alla compagine americana. Non è un caso che i padroni di casa si ritrovino sotto di nove punti. Perché capire il ritmo di Trento, anche difensivo, non è facile.
Un paio di palle perse di troppo di Rahkman permettono il break alla Dolomiti Energia. Ma poi tra un time out e l’altro, con i big in panchina nonostante il buon inizio, vedi i 5 punti di Charalampoupolos, la rimonta è realtà. Nonostante Trento abbia tirato il doppio delle volte grazie a qualche rimbalzo di troppo concesso. Repesa deve usare tutti i suoi uomini bisognoso di una scossa che Delfino prova a dare, prima di perdersi tra forzature e passaggi impossibili.
Il bel gioco dei primi minuti lentamente scompare. Tanti contatti, basti dire che gli arbitri in poco più di un minuto fischiano cinque sfondamenti consecutivi. E non è che si migliori nel secondo quarto. Le squadre hanno fretta e se non sei i Warriors poi l’errore è sempre dietro l’angolo.
I due coach giocano a scacchi, tenendo i migliori a lungo in panchina, quasi a preservarli. Ovvero Flaccadori e Chara. Solo chi soffre di più è Pesaro e infatti dal meno due si ritrova di nuovo a nove lunghezze di distanza, dopo che Daye scheggia il ferro. Non ha pagato il quintetto leggero alla Carpegna. Servirebbe un momento di riflessione, ma Repesa preferisce non fermare il gioco. O meglio lo fa dopo l’ennesimo canestro trentino, una tripla di Crawford che vale il +12 per gli ospiti.
Non riesce a leggere la difesa di Trento la Vuelle. A questo si aggiunge il momento no di Rahkman che perde due palloni di fila mentre palleggia e regala così un mini break personale a Lockett. Serve questo a Repesa per rimettere in campo Moretti, perché nel basket non si può stare troppo a lungo senza un play a guidare la squadra.
Iniziano gli ultimi 4 minuti del secondo quarto e tutto parrebbe dire che la domenica è di quelle nere. Ma un sussulto finale, dopo aver toccato il -19, rianima i giocatori ma soprattutto il pubblico che si stava innervosendo un po’ troppo presto. Moretti inventa e segna, Tambone completa con una tripla sulla sirena, rendendo meno pesante l’ottimo momento dell’ex Conti che aveva segnato un paio di canestri troppo facili dentro quell’area che Pesaro deve tornare a difendere se vuole rimontare (33-44).
Il ritorno in campo dopo lo shampoo di Repesa nello spogliatoio fa bene a Moretti che trova coraggio e sfida i lunghi di Trento in penetrazione. Per due volte gli va bene. Che sia il cambio di marcia necessario a Pesaro? Tambone ci crede, segna ancora da tre e ricuce lo strappo, 43-49. Ma non c’è niente da fare, quando insegui sempre poi la lucidità si perde in un attimo. Ancora di più se i due giocatori sulla carta più forti, Abdur Rahkman e Austin Daye, sono i peggiori in campo.
Usato da cinque, da quattro o da tre, il figlio di Darren non carbura. A otto minuti dalla fine della partita l’ultimo tentativo di Repesa che sceglie il quintetto più offensivo, ma se giochi senza play, poi chi decide dove va il pallone in un quintetto di tiratori? È chiaramente una mossa disperata che non paga e anzi peggiora la situazione dopo la terza tripla di Crawford per il massimo vantaggio della Dolomiti (53-73). Repesa non cambia nulla, lascia in campo Daye a commettere infrazioni di passi ed errori al tiro.
Non si vede più Moretti, chissà perché. La Vuelle ha bisogno di un play, perché né Rahkman né Tambone sono due costruttori di gioco. E se la scelta di lasciare l’islandese in tribuna dovesse confermarsi i problemi tecnici per Repesa saranno più di uno.
Finisce con Trento che si conferma bestia nera di Pesaro, che nelle ultime otto partite ne ha perse sette, l’ultima vittoria risale al 2016, quando Daye faceva canestro da ogni posizione proprio in maglia biancorossa.
I risultati non aiutano, Pesaro è ‘virtualmente’ fuori dalle prime otto che valgono un posto nei playoff. Ma è ancora lunga, a Repesa il compito di rendere Daye un fattore, soprattutto in attacco.
r.vit.