FERMO - Mancano le chiese nel Fermano, non solo preti e catechisti, come detto dall’arcivescovo Rocco Pennacchio. Mancano perché la ricostruzione, nei tanti comuni danneggiati dal sisma del 2016, è al palo.
“Abbiamo ricevuto – spiega l’arcivescovo – una seconda tranche di finanziamenti il 30 dicembre dalla struttura commissariale. Altre chiese sono state inserite, anche fuori cratere. Alla fine i cantieri da aprire sarebbero 75 per 54 milioni di euro nella diocesi”.
Tra le chiese ci saranno anche le due del capoluogo rimaste fuori la prima volta: San Zenone e San Michele. Finanziamenti in questo caso importanti, superiori al milione di euro. “La procedura rimane farraginosa. I fondi sono la cosa più semplice, ma se non si avvia il cantiere non arrivano neppure le risorse. Al momento non è partito un solo lavoro” ammette Pennacchio.
Che non è sconsolato, anzi. La voglia di riuscire dà ulteriore grinta. “Noi abbiamo affidato tuti i progetti, ora speriamo di trovare l ditte. Camerino, Fermo, Macerata, Ascoli San Benedetto sono nella stessa situazione. Formalmente le cose vanno avanti ma di fatto c’è ancora tanta complessità. Confidiamo che il neo commissario Gudo Castelli, che è marchigiano, possa ulteriormente semplificare”.
L’obiettivo di Pennacchio è uno: “Ridare le chiese in questi luoghi in cui non ce ne è una agibile: Rapagnano è la priorità. Ma penso anche a Santa Vittoria, dove si celebra in una chiesa riaperta che è del Comune. Oppure Curetta di Servigliano”.
Ci sono poi le missioni ancora più complesse, come il Carmine di Fermo: “Vorremmo riaprirla anche per il prezioso organo che c’è al suo interno. Ma le procedure sono lunghe e complicate”. L’auspicio è di aprire una decina di cantieri contemporaneamente” di più non sarebbero gestibili dai nostri uffici” conclude l’arcivescovo di Fermo che ricorda come siano centinaia e centinaia le chiese danneggiate dal sisma nelle Marche ancora chiuse.
r.vit.
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