di Francesca Pasquali
SANT'ELPIDIO A MARE - Diverse, per storia e sviluppo, eppure simili.
Lontane, separate da tutta la città, eppure vicine. Sembrerebbero
avere poco in comune la zona industriale Brancadoro e il centro
storico elpidiense, ma non è così. Perché entrambe sono nevralgiche
per il futuro del Comune calzaturiero e, da qui a qualche anno,
saranno investite da una vera e propria trasformazione. La prima,
porta d'ingresso dall'Umbria, con una variante urbanistica che il
Comune, però, ha voluto stoppare. La seconda con i cinque milioni del
Pnrr, «per la riqualificazione di tutti gli immobili di proprietà
comunale». Prima di decidere il futuro delle due zone, il Comune ha
scelto di prendersi un po' di tempo. Tre mesi, per la precisione,
durante i quali gli esperti di Nomisma, la società di consulenza
bolognese che sta seguendo anche lo sviluppo della variante di
Campiglione, studieranno la situazione. «Uno strumento che vogliamo
mettere a disposizione della prossima amministrazione comunale», l'ha
definito il sindaco Alessio Terrenzi che, prima di presentarlo alla
stampa, stamattina, l'ha condiviso coi colleghi di Montecosaro, Porto
Sant'Elpidio, Civitanova Marche, Monte Urano, Montegranaro e Fermo.
«Non vogliamo decidere da soli il destino di due aree strategiche che
non possono essere divise», ha aggiunto Terrenzi, assicurando che «la
collaborazione con le altre amministrazioni non finirà qui».
Due studi diversi, quindi, ma con un unico intento: collegare le due
aree. E fare in modo che «chi va da Tod's o al Castagno venga anche a
visitare il centro storico». Se a motivare lo studio per il cuore
della cittadina sono i milioni del Pnrr e le destinazioni da dare ai
palazzi che verranno riqualificati, quello della zona industriale
muove dalla «richiesta di varianti talmente impattanti che ci hanno
fatto dire “fermiamoci”». «L'obiettivo – ha spiegato l'assessore
all'Urbanistica, Norberto Clementi – è coniugare la velocità delle
risposte con una visione più ampia proiettata nel futuro e legata a
quello che succede nei Comuni limitrofi, cucendo i tessuti produttivo
e commerciale e quello che ci dà il territorio fermano e maceratese».
In queste ore, i tecnici di Nomisma stanno incontrando i primi gruppi
economici. Nei prossimi giorni toccherà ai Della Valle. Poi alle
associazioni. Il 9 marzo cominceranno a essere distribuiti i
questionari per la popolazione, che potrà dire la sua. «Raccogliamo
l'esperienza cominciata a Fermo, dove la settimana prossima sarà
adottata la variante di Campiglione. Ma qui la situazione è molto
diversa, perché è l'area del Fermano più conosciuta in Italia,
importante centro di gravità grazie al gruppo Della Valle e al
Castagno», le parole di Marco Marcatili di Nomisma. Che guida un team
formato da Johnny Marzialetti, Simona Ricchio e Massimiliano Colombi.
«Decidere le destinazioni di aree tanto nevralgiche – ha aggiunto
Marcatili – non è solo una scelta comunale, ma territoriale,
soprattutto in un territorio in sofferenza cronica». Nella zona
industriale, la notorietà dei marchi della moda e la posizione
strategica di accesso per il centro Italia – ragiona l'economista –
«possono aiutarci a far nascere nuove funzioni». Diverso il discorso
per il centro storico, dove «l'input dei sindaci aiuterà a capire che
ruolo può avere oggi e innescare qualche nuova tipologia di sviluppo».