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Terremoto, intervista al disaster manager. Lusek: "I Comuni lavorino sui piani emergenza. Bisogna formare i cittadini: ecco come"

15 Novembre 2023

di Raffaele Vitali

MONTELPARO – Francesco Lusek, disaster manager fermano che opera su contesti anche internazionali, cosa pensa di questa scossa di terremoto del quarto grado che ha fatto tremare di nuovo l’area del cratere marchigiano?

“Come sempre, non c’è previsione. Ma ci ricorda che viviamo in una zona a rischio sismico e che dobbiamo sempre di più lavorare per convivere con questo rischio”.

Quindi?

“Prendiamolo come promemoria”

Per cosa?

“Che dobbiamo lavorare in temini di pianificazione, formazione e adeguamento delle strutture e degli edifici”.

Guardandolo da fuori sembra che si punti solo sugli edifici?

“In realtà va tutto fatto insieme. La prima parte è meno visibile, quanto fondamentale: se uno ha gli edifici adeguati ma la popolazione non sa cosa fare in caso di terremoto”.

Secondo lei i comuni investono sulla formazione?

“Nelle ultime settimane, grazie a un intervento di Regione e Prefettura, che hanno organizzato incontri di sensibilizzazione, era tornata l’attenzione su pianificazione e formazione. Ho parlato con diversi sindaci. La scossa è arrivata dopo, magari accelera l’iter avviato”.

Ci sono competenze nel territorio per formare?

“Nelle Marche abbiamo una università che sforna laureati in Protezione civile, che è la mia professione. Quindi sì, ma vanno usate. Sta quindi agli enti decidere se avvalersene o meno. I laureati sono poi complementari a geologi e ingegneri. Non sono quello che dice ‘tutto va fatto da chi è laureato in Protezione civile’, perché è un sistema quello che si muove dietro la gestione dell’emergenza, un mondo fatto di professionalità”.

Cosa dovrebbe fare un comune già domani?

“Prima cosa è aggiornare il piano comunale di protezione civile, un documento non sterile ma importante. Ci sono le aree dove la popolazione può mettersi in sicurezza e quelle in cui allestire le tendopoli. Posso assicurare che molti comuni lo stanno facendo. Fatto questo, bisogna lavorare in termini di informazione, perché se resta in un cassetto non è operativo. E quindi, dobbiamo formare i soggetti comunali, dagli amministratori ai dipendenti, e poi informare la popolazione sul come muoversi di fronte all’emergenza. Infine, qualche esercitazione”.

All’emergenza si risponde sempre singolarmente come comune?

“Interesse di alcuni sindaci a lavorare su progetti a carattere intercomunale. Nelle piccole realtà le risorse sono divise. La prima risposta è del comune, ma dopo i primissimi minuti, una risposta a carattere intercomunale facilita il lavoro. Soprattutto nelle piccole comunità. Uno ha la ruspa, uno l’autobus, un altro le tende. Va creato il sistema”.

Nuovi progetti in cui lei è impegnato, oltre alla consulenza con la Prefettura di Fermo?

“Abbiamo tenuto un corso di formazione per soccorritori finalizzato a trasmettere le procedura di reazione al post terremoto. Questo fa parte del Progetto Sisma, che è finanziato dalla Fondazione Sisma nazionale, formata da professionisti che operano nell’emergenza e si mettono a disposizione. Io sono il coordinatore operativo di questo progetto. Siamo partiti dalle Marche, ma ora abbiamo aggregato anche realtà dell’Abruzzo, del Friuli e all’estero dell’Ucraina, dove siamo stati poco tempo fa, e dell’Albania. L’obiettivo è formare i soccorritori per la prima risposta e dislocare delle attrezzature, quelle che periodicamente ci vengono donate, dove servono in punti strategici relativamente al rischio sismico”.

Lusek, questo per il terremoto. Ma la procedura è uguale se parliamo di alluvione?

“Ogni rischio ha le sue procedure sia gestionali, dagli enti coinvolti, sia a livello di popolazione. Ci sono principi simili, terremoto e bomba d’acqua hanno principi operativi di reazione simile, poi per ogni rischio vengono adattate”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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