PORTO SANT’ELPIDIO – Una prima nazionale molto attesa quella di domani al teatro delle Musse di Ancona. Sul palco sale Neri Marcorè con la sua rappresentazione teatrale sul dramma della Passione di Cristo che alterna narrazione e canzoni, un'opera da camera contemporanea ispirata ai Vangeli apocrifi.
È lo spettacolo 'La Buona Novella’ basato sull'omonimo disco di Fabrizio De André del 1969, in prova in questi giorni al Teatro delle Muse di Ancona, dove debutterà il 13 aprile in prima nazionale con l'interpretazione di Neri Marcorè, assieme a sei artisti (cantanti, attori, musicisti) e con la regia e la drammaturgia di Giorgio Gallione.
Tutti e due hanno 'frequentato’ De André assai prima di questa occasione, sia insieme nello spettacolo 'Quello che non ho’ (2016-2018), che intrecciava brani di De André cantati da Marcorè con gli scritti di Pasolini, sia separatamente: Gallione mettendo in scena nel 2000 proprio La Buona Novella interpretata da Claudio Bisio, Marcorè portando nei palcoscenici italiani la musica del cantautore genovese per almeno dieci anni.
Lo spettacolo si articola in una sorta di racconto musicale di un'ora e un quarto, che alterna le canzoni del disco originale, con l'aggiunta come prologo del brano scritto due anni prima da De André 'Si chiamava Gesù' (all'epoca censurato dalla Rai), a monologhi recitati da Marcorè e Rosanna Naddeo in cui quest'ultima esprime assieme al canto delle donne il punto di vista di Maria.
“Un modo - ha spiegato Gallione - per rendere più esplicito il suo pensiero ed evidenziare, nell'epoca della contestazione giovanile e del nascente femminismo in cui fu inciso il disco, il ruolo di subalternità della donna, che vede Maria prima come bambina inconsapevole e prescelta con l'annunciazione della buona novella, poi come madre piangente e dolorosa a cui De André fa dire sotto la croce 'non fossi stato figlio di Dio, ti avrei ancora per figlio mio’”.
E aggiunge Marcorè: “Quest'opera laica, ma anche profondamente spirituale come d'altronde era De André (che aveva definito Gesù il più grande rivoluzionario di tutti i tempi, ndr), essendo basata su Vangeli non riconosciuti dalla Chiesa, ci invita a riflettere sulla libertà dell'uomo di fronte al potere, offrendoci grazie all'allegoria dell'arte una lettura del presente”.
Le scene sono di Marcello Chiarenza, che con le sue installazioni mobili e totalmente artigianali - tra cui scale, croci, reti di stelle (realizzate con 8.000 specchietti), bottiglie da cui fuoriescono piume e una barca -, scandisce visivamente e simbolicamente la vicenda. Dopo Ancona lo spettacolo sarà al Carcano di Milano dal 18 al 23 aprile. Poi la tournée ripartirà la prossima stagione.