di Raffaele Vitali
FERMO – “Comportamenti fuori dalle regole e invece siamo in pandemia”. Bisogna partire da qui prima di parlare di casi positivi al Covid a scuola o fuori. “Ci sono regole chiare, ma non c’è una coscienza responsabile tra i cittadini. Lo stile di vita deve essere difensivo, siamo in uno stato pandemico. Anzi, oggi registriamo aggressività verso il sistema sanitario che cerca di garantire un vivere sicuro” esordisce Licio Livini.
Eppure è la sanità che tiene in piedi l’economia. “Non possiamo essere lasciati soli, ogni istituzione (Comune in primis, ndr) ha dei compiti: servono collaborazione, controlli e se necessarie sanzioni. E invece si lascia correre e poi si chiede alla sanità di intervenire. E se non accade nei tempi che ci si aspetta, si viene additati e criticati”.
Non è una difesa corporativa, ma una chiamata alle armi quella del direttore generale. “Ieri un ultimo episodio con il Covid Center di Fermo criticato per due ore di code. E invece anche qui, tutti devono collaborare, istituzioni comprese. Non possiamo gestire noi anche la strada, per esserci però bisogna uscire in strada e controllare. Lo stato di salute di una comunità ha più protagonisti. Non possiamo permetterci un nuovo lockdown, non si possono tollerare le situazioni irregolari”. Non ci sono alternative ai tamponi e ai test, unica arma prima dell’ospedale. “A meno che non ci siano azioni collettive preventive”.
AMADIO E IL MURRI
Per comprendere l’andamento, il primario di Malattie infettive usa i numeri. “Dopo l’emergenza, a luglio avevo zero ricoveri Covid, ad agosto due. A settembre 21 casi Covid. Per il 99% pazienti ascolani. Tre sono usciti intubati, due sono morti: uno con il Covid, l’altro per Covid. Qualcosa sta succedendo. Seconda ondata? Non mi piace, ma l’incremento dei casi c’è. Questo ci deve far pensare e spingere a incitare le persone ai comportamenti giusti: mascherine, no assembramenti. Potrebbe ripartire qualcosa, non dimentichiamolo”. Oggi Malattie Infettive è divisa in due, in modo da garantire i pazienti con patologie differenti. “Nel mentre ci stiamo preparando per un incremento che speriamo non ci sia”
SCIALE’ E IL TERRITORIO
L’andare bene non fa notizia secondo il direttore della medicina territoriale. “Sul distretto sono stati scaricati i famosi test sierologici per il personale scolastico. Il dato, non le chiacchiere, di quanto fatto è quello che parla: 800 test in dieci giorni. Abbiamo avuto pochi positivi, con tampone poi negativo”. Riprende il caso della casa di riposo privata di Sant’Elpidio, con i suoi 13 positivi, per mostrare la buona azione: “Nelle strutture pubbliche tutto sotto controllo. In quel caso, in 36 ore abbiamo fatto tamponi e sgomberato 18 persone, assegnandole adeguatamente con assistenza”. E tutto questo nonostante l’enorme pressione che il sistema sanitario sente su di sé: “Chiediamo rispetto delle regole, per ridurre il rischio e permettere una gestione corretta”.
CIARROCCHI E LA PREVENZIONE
“Situazione in peggioramento” sottolinea il direttore del dipartimento. “Il virus circola, attualmente abbiamo 63 positivi in provincia e stiamo registrando casi giornalieri in crescita. Questa mattina siamo già a sei nuovi”. Nulla che stupisca, sia chiaro: “Stiamo sempre più in ambienti chiusi, tra casa, lavoro e scuola. Questo riduce il distanziamento e favorisce il contagio”. Ciarrocchi parla di focolai: “La scuola è una comunità più sensibile, come quella degli stranieri che ha abitudini differenti e vivono in maniera più simbiotica il tempo”. Tra i luoghi attenzionati c’è Casette d’Ete.
Dal medico di medicina generale al pediatra, dal distretto alla prevenzione, tutti impegnati a ridurre la diffusione: “Significa individuare i positivi e questo parte dal medico di medicina generale, che al primo sintomo deve far fare il tampone. Solo individuando il positivo si riduce il diffondersi della pandemia. Unico modo per non riempire di nuovo l’ospedale”.
Per Ciarrocchi stiamo rivivendo dicembre e gennaio, “quando non sapevamo ma i casi erano già in giro camuffati con l’influenza”. La differenza “è che oggi lo sappiamo cosa accade e cosa abbiamo di fronte”. Sul tema code per i tamponi in auto, Ciarrocchi è chiaro: “Non possiamo programmare i tamponi alla perfezione, viviamo alla giornata, lavorando molte più ore del normale e collaborando”.
MISERICORDIA E I MEDICI DI BASE
“Abbiamo anticipato le Usca, siamo in campo dal primo giorno. Oggi ancora di più”. Una tappa complessa è quella dei test: “Noi prenotiamo tra i 100 e i 120 tamponi al giorno tra medici e pediatri, che stanno incrementando essendo fondamentali per la vita scolastica”. I tamponi si prenotano in maniera sempre più fluida attraverso un portale che consente a ogni medico e pediatra di richiedere e ottenere in massimo 36 ore il risultato del tampone. Questo sistema ce lo abbiamo noi e nessun altro”
Nodo scuola. “Torniamo alla responsabilità civica. L’italiano è più attento al proprio interesse, ma così si perde. Anche in ambiente scolastico le famiglie fanno resistenza. Si parla di tampone che fa male al bambino, ma è falso. Serve a salvare tutti. Per cui ai ragazzini che stanno male l’unica maniera che abbiamo. L’impatto di richiesta di tamponi è alto, dobbiamo farcela”.
ROCCHI E GLI INFERMIERI
“Il tampone non è pericoloso, basta usare le giuste tecniche e i professionisti sono esperti con migliaia di tamponi alle spalle. Il sistema è capace in poche ore di modificare il proprio asset, aumentando o riducendo i team territoriali. Nel mentre ogni operatore continua a formarsi, dando corrette informazioni alle famiglie”. Chiede supporto agli operatori sanitari: “Sono in ripresa le aggressioni. Ci sono tensioni sociali evidenti, dobbiamo stare vicini al personale che sta lavorando più del dovuto per il bene della collettività”.
GESTIRE I CASI A SCUOLA
Arriva il positivo, scatta l’inchiesta sui contatti stretti, ma non sempre si chiude tutto. Un esempio: “Insegnante positiva non significa in quarantena tutta la classe. È accaduto in una scuola primaria, lei va in isolamento, i ragazzini no. Ma è il dipartimento di prevenzione che valuta caso per caso”.
Altro caso: “L’alunno positivo comporta invece la quarantena, un provvedimento di tutela per la collettività. All’inizio ci si fermava a questo, poi si è puntati sul tampone perché aumentavano gli asintomatici non tracciati. Tecnicamente il tampone andrebbe fatto alla fine della quarantena, visto che non la interrompe e serve per non far girare gli asintomatici. E i genitori dei bambini in quarantena? Devono in casa tenere la mascherina e non dormire con il figlio e lavarsi più spesso le mani”.