di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – Si riaprono le porte del PalaSavelli, niente più ragnatele in mezzo alla retina e almeno 250 tifosi sugli spalti, mentre a Montegranaro si vota per il nuovo sindaco. Il campo è tirato a lucido, la Sutor Montegranaro, provvisoriamente, ritrova la casa che l’ha vista protagonista in serie A.
Ma non porta bene, il debutto contro Jesi è negativo, segnato da una sconfitta pesante nel punteggio, più che nel gioco (47-75). Perché, a dire il vero, la Sutor almeno due quarti li ha giocati alla pari. Poi sono venute fuori le differenze: a Jesi dalla panchina si alza Rizzitiello, a Montegranaro Torrigiani. Il primo è abituato a mettere i tiri che contano, il secondo deve costruirsi il suo futuro di 19enne. Troppo corta questa Sutor, ancora di più in giornate come questa in cui i fari, Crespi e Masciarelli, non si accendono.
LA PARTITA
Mancava a tutti il PalaSavelli, ma come spesso accade, l’emozione gioca sbrutti scherzi. L’inizio della Sutor non sarebbe neppure male, ma se il giocatore più esperto, ovvero il capitano Crespi, sbaglia per tre azioni consecutive da sotto e gli avversari segnano, facile spiegare lo 0-13 che di fondo segna la partita.
I ferri del grande palazzo sono più simili a quelli di Jesi che a quelli della Bombonera, è evidente. Sono più pronti gli ospiti, che hanno in Magrini, vecchia conoscenza del mondo gialloblù, e in Gloria le loro punte di diamante. Il pivot, che sembra il gemello di Tamberi, passeggia contro Crespi, ma anche contro Torrigiani, giovane e tutto da formare. Notizia è il ritorno in campo, dopo un gravissimo infortunio e una lunghissima riabilitazione, di Nelson Rizzitiello, uno che a Montegranaro, sponda Poderosa, ha dato tanto.
IL SUSSULTO
Ci vogliono 12 minuti prima che Crespi trasformi il suo ottimo movimento in un canestro, peccato che il tabellone dica 12-31. Anche perché poi il lungo vanifica tutto in difesa. Due falli banali lo rendono ancora più molle nell’area pitturata di casa. Gli va però reso merito che a rimbalzo d’attacco è una presenza e se la Sutor non si trova a meno trenta dopo poco più di un quarto è per i secondi tiri che il capitano regala ai suoi.
Le mani però restano gelide e soprattutto è la concentrazione che manca. Questo comporta che Jesi trova più di un canestro dalla lunga distanza (6/7 dopo un quarto) a pochi secondi dalla sirena, quando l’azione sembrava ormai sfumata. Coach Baldiraghi urla, si sbraccia, ma non può farci nulla se Masciarelli si palleggia sui piedi o prova a segnare partendo dal palleggio con la difesa schierata. Anche per l’ala, come il capitano, per vedere un canestro di qualità servono più di 10 minuti (16-33).
Non è giornata per l’attacco di casa, i ferri si sprecano. Non ci sono airball ed è un buon segno, perché significa che le scelte sono buone, ma è la forza a dover essere migliorata. La riprova arriva negli ultimi tre minuti di partita dove le squadre dispensano errori, o orrori, ma quelli della Sutor sono sempre legati a buone scelte e quindi è più facile che poi diventano canestri. In un amen il -20 diventa un -13. Paradossalmente chi anima la Sutor è il giovane Alberti, confusionario adrenalinico, che dimentica gli errori in un secondo e riabbassa la testa in difesa. Nasce così la palla rubata che porta al fallo antisportivo di Jesi che se solo Angellotti avesse segnato la tripla avrebbe fatto chiude il secondo quarto in estasi tutti i tifosi. C’è vita (26-37).
IL TRACOLLO
La Sutor che torna in campo è più aggressiva, solo che il canestro non si allarga. E quando sbaglia da sotto, una maledizione deve aver colpito le mani del pivot Crespi, poi l’avversario prende fiducia e nonostante errori dilaga senza neppure sudare. Il parziale è devastante, frutto di canestri facili, delle solite triple inventate e da qualche buona giocata. La Sutor? È come una bella macchina a cui però non funzionano luci e tergicristallo mentre piove e sta finendo la benzina.
Galipò è un signor play ha una visione di gioco incredibile, ha distribuito una quantità di assist che neppure il miglior Poeta. Solo che poi i compagni non finalizzano.
Diventa quindi diffide anche per coach Baldiraghi fare qualcosa di meglio. Dopo il primo quarto da dimenticare, la difesa è cresciuta. Certo, poi ci sono i black put totali, come quello di fine terzo quarto, condito da un inevitabile tecnico a Baldiraghi, preso più per la disperazione degli errori di Masciarelli che per i fischi sbagliati degli arbitri.
I DUBBI
Alla fine restano un paio di questioni che la società dovrà affrontare, sapendo che la gente ha voglia di basket e quindi ripagherà gli sforzi presentandosi al palazzo col biglietto in mano. Manca chi fa canestro da fuori e manca chiaramente un supporto tecnico e fisico al pivot Crespi, che a sua volta deve trovare quanto prima una condizione atletica degna, visto che i movimenti non gli mancano. L’attesa ala grande dovrebbe arrivare in settimana, pronto per giocare contro Civitanova la classifica partita che non si può perdere. Per l’esterno, invece, al momento non pare sul taccuino dei dirigenti, ma basta pensare a Ferraro, 4/4 da tre, per capire l’importanza di un giocatore che si fa trovare pronto sullo scarico, cosa che Galipò sa fare benissimo.