FERMO – Hanno scelto di parlare con una voce sola le associazioni di categoria che si occupano di edilizia. “Con un colpo di spugna in poche ore hanno deciso il destino di migliaia di cittadini, proprietari di immobili, lavoratori e imprenditori, esponendo 25mila imprese a rischio fallimento”.
Se a livello nazionale sono 130mila le persone a rischio disoccupazione, nelle Marche lo stop alla cessione crediti per il Superbonus potrebbe portare alla chiusura di 1300 aziende e alla perdita di lavoro per settemila persone” ribadiscono le associazioni, dall’Ance guidata da Stefano Violoni all’Aniem, oltre a Cna, Confartigianato, Legacoop e Claai.
“Il Governo – proseguono – ha sottovalutato le ripercussioni sociali che queste scelte scellerate produrranno, senza che l’Istat abbia davvero calcolato l’impatto sul debito pubblico” . Cosa che invece hanno fatto Ance e Nomisma: il costo effettivo a carico dello Stato è pari al 53% e che il 47% dei crediti fiscali rientra all’erario come nuove tasse, IVA e contributi vari.
Il nodo del contendere è il decreto legge n.11, che all’art. 1 vieta la possibilità alle amministrazioni pubbliche di essere cessionari. E poi c’è l’articolo 2 che prevede il blocco di qualunque operazione di cessione del credito, fatte salvi gli interventi per i quali, anteriormente alla data di entrata in vigore della norma, risultino presentati i relativi titoli abilitativi o comunicazione d’inizio lavori e, nel caso del sismabonus acquisti, risulti regolarmente registrato il contratto preliminare o stipulato il rogito di compravendita dell'unità immobiliare. “Non si comprende la decisione di escludere in partenza gli enti locali dalla possibilità d’acquisto dei crediti incagliati. Tra l’altro - ricordano – il Governo dovrebbe sapere che per ogni euro investito in edilizia se ne generano 3,5”.
Il problema principale è lo stop al meccanismo delle cessioni che secondo le Associazioni «rappresenta lo strumento essenziale per far funzionare le misure d’incentivazione fiscale per il recupero del patrimonio edilizio esistente, senza questo si blocca tutto. E non si raggiungerà mai l’obiettivo di decarbonizzare gli edifici residenziali più energivori entro il 2050. Che per le Marche significa intervenire su 275mila edifici”.
C’è poi la questione sisma: “Subirà un inevitabile arresto, e non da meno sarà la situazione degli immobili danneggiati dai recenti eventi sismici che hanno ulteriormente colpito i nostri territori e per i quali non è ancora stata prevista alcuna soluzione. “Di fronte a questo quadro, siamo pronti a una mobilitazione generale, ma vogliamo anche confrontarci in primis con la Regione Marche e per questo stimo già organizzando gli stati generali delle Costruzioni”.
Raffaele Vitali