di Raffaele Vitali
FERMO - Nel 2023, i bonus edilizi hanno generato lavori per oltre 80 miliardi, di cui 44 miliardi (9 in più rispetto al 2022) relativi al superbonus. La fine del contributo al 110% e il ridimensionamento degli incentivi per l'efficientamento energetico e sismico porteranno a un crollo del 27% del mercato della riqualificazione abitativa e del 4,7% delle nuove costruzioni (-21,3% complessivo).
Di certo, la fine del Superbonus farà ridurre del 7,4% gli investimenti sull'edilizia nel 2024 rispetto al 2023. E questo nonostante la spesa sulle costruzioni degli enti pubblici aumenterà di un quinto, grazie ai soldi del Pnrr. I conti li ha fatti l'associazione dei costruttori edili italiani, l’Ance, che oggi ha presentato il suo rapporto Osservatorio congiunturale 2024.
Nelle Marche c’è un problema ulteriore. E lo solleva il presidente regionale dell’Ance, Stefano Violoni: “Tra i cittadini che hanno subito danni alle proprietà dall’alluvione del settembre 2022 e quelli di Ancona, Pesaro e Fano che, due mesi dopo, sono stati colpiti dal terremoto, continua a esistere una inaccettabile disparità di trattamento a proposito dell’utilizzo del 110%. la norma è stata scritta male”.
Il governo, infatti, nel concedere la proroga del bonus fino al 2025, per i danneggiamenti sulle unità immobiliari conseguenti il terremoto, aveva previsto la misura piena, lo sconto in fattura e la cessione del credito, mentre gli alluvionati devono fare i conti con il decalage.
“Come associazione dei costruttori, anche in questa occasione, abbiamo proposto degli emendamenti al Milleproroghe: sono stati tutti ignorati - spiega Violoni -. Il nostro obiettivo era e resta ancora quello di evitare un’evidente disparità di trattamento, che si aggiunge al dolore e alle forti preoccupazioni di centinaia di cittadini chiamati a ricostruire o riparare gli immobili danneggiati”.
Stando al nazionale, se fossero state accolte alcune migliorie “si sarebbero salvati 25 mila cantieri su 40 mila e circa 220 mila delle 350 mila famiglie coinvolte”. Nelle Marche si stimano 4 mila famiglie nel limbo del superbonus.
“C’è anche una proposta di legge regionale il cui primo firmatario è il presidente del Consiglio Regionale, Dino Latini, che punta a trovare una soluzione, in particolare, per gli interventi condominiali, proponendo al Parlamento una proroga per quelli che al 31 dicembre scorso avevano uno stato avanzato lavori pari al 50%” aggiunge Violoni.
Solo che la realtà è nella stretta agli incentivi fiscali, non compensati dal Pnrr. Tema che tocca Federica Brancaccio, presidente Ance: “Noi prevediamo un calo di circa 7 punti nel 2024, ovviamente su tre anni eccezionali che ci sono stati. Per il 2025 si prevede di nuovo un aumento del settore edile - ha proseguito la presidente - però dobbiamo giocarci bene il Pnrr”.
Che sta andando bene a livello di piccole e medie opere, almeno nell’apertura dei cantieri. “Tuttavia rileviamo rallentamenti forti nella fase di esecuzione, per le solite criticità del nostro paese: autorizzazioni, intoppi e imprevisti. Bisogna intervenire lì, perché nei prossimi tre-quattro mesi si giocherà il futuro del Pnrr”.
Per il 2024, le previsioni sul comparto delle opere pubbliche sono di una crescita del 20%, pari a circa 10 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al 2023. Ma il traino del Pnrr non sarà sufficiente per compensare il calo dell'edilizia abitativa, previsto al 21,3% nel 2024 rispetto al 2023. Complessivamente, per le costruzioni in Italia nel 2024 si prevede un calo del 7,4% rispetto all'anno precedente.
“Nel settore delle costruzioni «noi non vediamo una politica industriale con una visione a medio e lungo termine. Nella legge di bilancio, di tutte le risorse appostate fino al 2037, il 92% è assorbito dal ponte sullo Stretto. Noi non possiamo che essere d'accordo su un'infrastruttura così importante, che unisce il continente alla Sicilia. Ma finito il Pnrr, qual è la politica di settore, quale mercato ci aspetta?” conclude la presidente Ance nazionale.