FERMO – Il primo intervento da candidato sindaco di Fermo, Renzo Interlenghi, è sul mondo dei detenuti, su chi si ritrova rinchiuso dietro le sbarre, spesso in condizioni non sostenibili.
E così, prendendo spunto dalla morte di un 23enne rinchiuso al carcere di Fermo, avvenuta pochi giorni fa, il candidato del centrosinistra accende il faro su un sistema che non funziona: “Il 50% delle morti in carcere (una media di circa 160 all’anno) avvengono per suicidio a dimostrazione che il sistema penitenziario non è in grado di fornire risposte adeguate a soggetti che non hanno bisogno della detenzione per potersi riabilitare, poiché spesso, invece, hanno bisogno di strutture socio sanitarie che li aiutino”.
Parla anche come avvocato, “ruolo che mi dà un osservatorio privilegiato su determinate problematiche”. L’altro ruolo che lo ha avvicinato al carcere è quello di coordinatore della protezione civile di Magliano di Tenna: “Insieme con il sindaco di Monte Vidon Combatte abbiamo donato mascherine ai detenuti perché, per affrontare determinati problemi è necessario unire le forze e fare quadrato”.
Il passaggio politico, da esponente storico dei Comunisti Italiani e oggi leader di FermoFutura, arriva nella citazione dell’allora ministro Diliberto “che dette dignità al corpo di polizia penitenziaria, ma non è bastato. È il sistema penitenziario che deve essere riformato. A fronte di questa necessità – prosegue Interlenghi promettendo impegno – mi stringo alla famiglia del giovane che è venuto a mancare affinché non si senta sola e possa avvertire la presenza della persona e della istituzione che andrò a rappresentare”.