PORTO SANT'ELPIDIO - Il comune di Porto Sant’Elpidio ha inviato in questi giorni il ricorso, rivolto al Ministero della cultura, Soprintendenza regionale e Segretariato generale delle Marche, per l’annullamento del vincolo apposto lo scorso 11 luglio su Villa Maroni al quartiere Corva, dichiarato come sito di interesse storico artistico architettonico.
La relazione a corredo del ricorso ricostruisce la storia dell’immobile di cui il Comune è proprietario dal 1998. L’ente aveva chiesto a febbraio agli organi preposti la verifica di eventuale interesse per poter procedere alla demolizione del corpo abitativo, vista la situazione di pericolo dell’edificio, danneggiato dal cedimento di fondali ed aggravato dagli eventi sismici degli scorsi anni.
Nel ricorso si evidenzia la mancanza di pregio architettonico del fabbricato, impropriamente definito villa nobiliare. Evidenzia infatti anomalie nella composizione architettonica e nella costruzione, elementi fuori squadro e dislivelli, un’altezza del piano nobile inferiore a quella degli altri piani. Tutti elementi che fanno ritenere sia stato costruito in tempi diversi senza un progetto unitario. Le condizioni di fatiscenza della struttura ne rendono inoltre difficile il restauro e la conservazione.
Per quanto riguarda i riferimenti storici, il primo documento che fa riferimento all’immobile risale al 1855. Da uno studio a cura del dott. Giovanni Martinelli, si desume che i nobili Magnalbò di Sant’Elpidio a Mare, proprietari di terreni alla Corva, lo fecero costruire come casa da affidare al colono locale per la coltivazione dei terreni. Casa di cui fu proprietario Pacifico Maroni, che vi abitò e lasciò in eredità, alla sua morte, l’abitazione al figlio Nicola. Quest’ultimo apportò corpose modifiche. Anche la scritta “Villa N. Maroni” che campeggia sulla facciata appare come un’ostentazione di status acquisito, elemento estraneo alle costruzioni nobiliari. Anomala anche la presenza nelle vicinanze del corpo principale di porcilaie e locali di ricovero animali. Nemmeno gli interni evidenziano la presenza di affreschi o elementi pittorici che in genere caratterizzano le ville signorili.
“Abbiamo presentato ricorso contro un provvedimento che riteniamo errato – commenta il sindaco Massimiliano Ciarpella – Appare evidente come il fabbricato manchi di interesse storico, artistico ed architettonico, non credo che vincolare una vecchia casa colonica in evidenti condizioni di degrado sia una giusta forma di tutela del patrimonio. Il fatto che la nostra città sia un Comune di recente formazione non significa dover lasciare traccia del passato, qualunque esso sia. Ci auguriamo che l’accoglimento del ricorso ci consenta di abbattere un edificio pericolante ed avviare la riqualificazione di quel sito, un intervento che il quartiere Corva attende da lungo tempo”.