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Storie, il festival che unisce comuni e province. 24 spettacoli e Buffa superstar: "Presto racconterò gli sportivi delle Marche" VIDEO

20 Aprile 2022

di Raffaele Vitali

PENNA SAN GIOVANNI – Otto sindaci, la comunità montana, due province, due sistemi turistici, un direttore artistico, un ideatore e un super ospite: Federico Buffa. La voce di Sky ha adottato il festival ‘Storie’ e proprio lui porterà il racconto sui Mondiali di Spagna, quel mitico 82 segnato dall’urlo di Tardelli, in piazza a Servigliano sabato 11 giugno. Ma c’è tanto tanto di più nel cartello che Progetto Musical ha saputo presentare.

Si parte da Penna San Giovanni, il 7 maggio, dal teatro di fine 1700 completamente ligneo ce ha subito conquistato Buffa, seduto al centro del palcoscenico con lo sguardo sempre rivolto verso l’alto ad ammirare i 18 palchetti e i dipinti. Il sindaco Stefano Burocchi ha programmato un lifting per il teatro. E infatti, dopo i ‘Tipi’ di Roberto Ciufoli il teatro si fermerà per riprendere il suo splendore. Penna, con Monte San Martino e Sant’Angelo in Pontano, è la novità di un festival che cresce e vuole crescere.

“Noi siamo tutte piccole realtà, ma non abbiamo nulla da invidiare alle grandi. È solo più faticoso emergere. Ma quando si fa squadra, e in questo è stato bravo Fabio Paci, la cultura – spiega il padrone di casa - supera ogni confine. Qui si promuove non l’orto, ma il comprensorio. E così sarà il futuro. Per me, che mi sento un fermano per cultura e religione, facendo parte della vallata del Tenna, questo festival è un percorso naturale”.

Con il Festival riapre anche il teatro di Sant’Angelo in Pontano. E tra qualche mese sarà pronto anche Monte San Martino e di nuovo per Storie e Roberto Giordano. Cultura è crescere, condividere e conoscere: Storie fa tutto questo. Se Buffa racconta il Mondiale, Lovascio con ‘Viva Falcone’ i trent’anni di Capaci e così Blas Roca Rey con Dante Alighieri e la storia dello storico direttore di Famiglia Cristiana, don Leonardo Zega, per chiudere il festival il 4 dicembre nella città in cui è nato, Sant’Angelo in Pontano.

“Se non si dà amore al teatro, si resta fuori. Su questo palco c’è una grande energia. Il Festival Storie è un atto d’amore per il teatro, per i piccoli borghi e per le nostre storie locali e nazionali. Il Covid mi ha fatto dire ‘tornerò sul palco?’ e oggi posso rispondere con gioia sì” spiega Manu Latini, direttore artistico del maxi progetto pensato con l’amico Fabio Paci, che è responsabile relazioni esterne.

IL CARTELLONE

24 spettacoli in un unico abbonamento: otto sono gratuiti, 16 a biglietto. Prezzo popolare, con 99 euro si vivranno tutti gli otto comuni, altrimenti 12 euro a serata. “Ogni spettacolo costa meno di un biglietto per il cinema. Per questo chiediamo un atto d’amore ai cittadini, di prendere parte alla nostra vita e di vivere luoghi che magari non conosciamo, anche con la loro ristorazione”.

La regia porterà luci in luoghi non conosciuti, come parchi e giardini che renderemo unici con la tecnologia a supporto delle parole dell’attore. Il programma è ricchissimo: Ciufoli, Saverio Marconi e i suoi 50 anni di teatro, la musica di Silvia Mezzanotte, Riccardo foresi e Daniele Di Bonaventura. E poi il sax di Massimo Mazzoni, Beneditta Boccoli e Tony Capuozzo, che racconterà la guerra, mentre il 17 giugno Cucchi e Repice che racconteranno la mitica Italia-Germania 4-3 nel 1970 e poi Sciascia raccontato a Belmonte Piceno a inizio estate.

“Il bello è che non è che questi nomi vengono con un loro spettacolo, hanno accettato delle sfide narrative. Per Giovanni Moschella è andata proprio così, chiedendo di dedicare la sua arte a quello che caratterizza il nostro Festival”. Idem con ‘L’ultima partita di Pasolini’ recuperata da Giordano Viozzi che ha saputo farne un documentario scelto anche da Sky.

Tanto lavoro dietro ogni spettacolo, un anno di trattative. Serena D’Amato potrebbe non dire molto a tanti, ma in realtà è la regina della pizzica, gira il mondo. “Noi diamo vita a un giardino a Montefalcone che ha come sipario i Sibillini. E la pizzica lo anima affidandosi alla numero uno italiana. Ci sarà anche uno stage, nel pomeriggio del sabato per venti persone, poi il film che la vede protagonista e infine lo spettacolo Fimmine. Non è questione di soldi, ma di progetto. Questo è Storie” ribadisce Fabio Paci.

Una vetrina anche per il mondo locale, quello di Montegiorgio Cacionà che per la prima volta va fuori dal teatro Alaleona. Dopo 55 anni di esibizioni, un nuovo palcoscenico, quello di Santa Vittoria in Matenano. Due spettacoli del direttore artistico Latini, Taxi a due piazze e Radice di 2, e poi la storia di Bartali, raccontata dalla nipote che ripercorre le duecento lettere che il corridore ha scritto alla moglie raccontando la sua fede, la sua vita. “Il ‘giusto delle nazioni’, che salvava ebrei portando i documenti oltre i blocchi dei nazisti, raccontato a Belmonte Piceno da se stesso attraverso la nipote” ribadisce Paci.

IL SUPER OSPITE BUFFA

L’11 giugno, la super data di Servigliano con Federico Buffa, che Paci vorrebbe abbinato a Giuseppe De Bellis, direttore di Sky, per una conversazione imperdibile. “Quando è venuto a raccontare Scirea, è venuto per dare. Lui non voleva prendere, ha scelto allora di dare. E anche questa volta noi gli daremo un cachet e lui ha scelto di devolverlo al cineteatro di Servigliano, alla prima pietra”.

Federico Buffa ascolta, sorride, commenta sotto voce, si sente a casa. Poi spiega il perché di certe decisioni: “Io sono un lombardo. Non so cosa sia un terremoto. Ho visto cosa diventa ma non so cosa sia. Questo mi colpisce tantissimo. Mi sento a casa a Servigliano, con il Macron (Marco Rotoni) delle Marche. ha tanti collaboratori giovani, una scelta importante e civica. A Servigliano vedi giovani italiani che si sforzano a pensare cosa faranno dopodomani”.

Marche sempre più nel suo cuore, anche per la collaborazione che da anni lo lega a Fabi, calzaturificio nel cuore del distretto. “Mio padre mi diceva, citando uno scrittore inglese, gira l’Italia centrale con la donna che ti ama. Ti migliorerà. Penso sia vero. È un angolo meraviglioso. Quando ho avuto il privilegio di vedere i teatri dal palco, ho notato ancora di più la loro bellezza. Le Marche devono diventare un patrimonio dell’Unesco peri loro teatri. Questo rende le Marche uniche”.

Le storie per lui non sono solo un angolo sicuro dove rifugiarsi. “La capacità di immaginazione crea storie. Ci sono sempre state e ci saranno per sempre. Cambieranno i mestieri, ma non le storie. Siamo le persone che abbiamo incontrato e che viviamo. Sono la colonna sonora della vita” ribadisce Buffa.

LA RETE

Il festival è partito nel 2015 a Belmonte Piceno: si chiamava Bat. In un teatro che aveva metà delle sedie rotte e andava imbiancato. Ci ha creduto subito Ivano Bascioni. Poteva continuare tutto così, con i cinque fermani (Servigliano, Belmonte, Montappone, Montefalcone Appennino e Santa Vittoria in Matenano), ma non sempre “squadra che vince non si cambia” deve essere la linea guida. Le parole di Bascioni sono condivise da tutti i colleghi: “Storie è parte di ognuno di noi” aggiunge Ferranti, primo cittadino di Montappone.

Da lì è nata la rete, tutti erano stupiti del teatro di Belmonte sempre pieno. “Ce l’abbiamo fatta e in attesa della regione, ci incontreremo a breve con l’assessora Latini, copriamo i costi: 40% contributi pubblici comunali, 30% Fondazioni e sponsor privati, 30% rischio d’impresa, che significa che se non ci sono biglietti Progetto Musical traballa” chiosa Paci.

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