di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – Il nero della notte, le voci dei pescatori, il rumore delle onde, il bianco delle scritte: la realtà immersiva trova casa a Porto San Giorgio.
“Avevo tredici anni quando ho cominciato a raccogliere le testimonianze di chi aveva vissuto quella terribile notte in cui persero la vita 11 persone”. Un predestinato Francesco De Melis, antropologo con la passione per il racconto che unisce passato e futuro. Un filo che ha coinvolto il sindaco Nicola Loira, fin dal primo giorno del percorso che ha portato all'inaaugurazione dei 'Cantieri della civiltà marinara' nel cuore di Castel San Giorgio.
Il passato è nei fatti, in quel 1935, in quella tempesta che ha cambiato la vita di una città e delle sue famiglie. La scommessa, vinta, è stata quella di fare dei suoni delle immagini. È nato così il microcinema. Un progetto fatto talmente bene da ottenere subito il placet dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale del Mibact, coordinato da Leandro Ventura.
Non è un museo come gli altri, è il luogo delle emozioni, delle sensazioni, del rivivere qualcosa ascoltando. Serve attenzione, serve pazienza, perché una volta dentro non basta guardare, bisogna farsi coinvolgere emotivamente. E le installazioni raggiungono questo scopo. “I suoni non hanno tempo” ricorda l’antropologo. E questo permette, a distanza di settant’anni, di sentire le voci di chi allora c’era.
De Melis ci ha lavorato lungo, lui ha sempre saputo dove voleva arrivare, era chiara la meta della sua barca. Che ha incontrato molte onde, ma mai la tempesta finale ed è arrivato in porto. Che è fatto di installazioni e di video arte, un luogo che va oltre i canoni diventando moderno, che ha saputo trasformare i suoni del dialetto in una musica che ti fa diventare ‘uno di loro’.
Il Fortunale di Porto San Giorgio entra così tra i grandi eventi, quelli che il Ministero ha deciso di accompagnare e finanziarie. Certo, serviva un piano di alto livello per raggiungere i fondi e quindi, finalmente, la realizzazione. De Melis non si è mai perso d’animo, anche perché per lui la ricerca è la sua vita. e si percepisce quando parla, dall’entusiasmo che mette in ogni metro di questo piccolo, quanto ricco, museo.
Ma, va ribadito, per sentirne l’anima bisogna darsi tempo, quello dell’ascolto e dell’osservazione, fattori che mancano ormai dalle vite quotidiane, frenetiche e pieni di rumori, più che di suoni e parole. La tecnologia, pensato con Open Lab, è in ogni stanza, è nei monitor giapponesi forniti dal ministero, lo sarà tra qualche settimana nei touch screen navigabili che racconteranno il cinema del mare. Lo è nelle immagini di Aurelio Vecchiola e delle sue reti, con la sapienza delle mani racchiuse in un libro posizionato su un leggio da sfogliare.
Un microcinema così ben fatto che è rimasto stupito anche Davide Gnola, diretto del museo della Marineria di Cesenatico, un unicum nel suo mondo. Per l’inaugurazione si sono ritrovati tuti quelli che contano, dalla comandante della Capitaneria di Porto all’arcivescovo Pennacchio, dalla prefetta Filippi al presidente della Camera di Commercio, dal consigliere regionale Giacinti. Oltre a tanti sangiorgesei, ai parenti delle vittime, alle dirigenti scolastiche che già immaginaano le visite con gli alunni.
“Un progetto che va al di là della semplice valorizzazione della cultura marinara, ma che può rappresentare per questa città una nuova identità” ribadisce l’assessore Elisabetta Baldassarri, che con il sindaco Nicola Loira ha voluto con forza questa installazione. Che non poteva chiudersi che con una poesia dedicata all’Onda volubile di Dino Campana tra ‘le vele e l’ultimo schianto crudele’.