di Francesca Pasquali
FERMO - Vogliono tornare ad imparar facendo gli studenti dell’Ipsia “Ricci”. Bloccati in casa con la didattica a distanza, respirano solo nelle ore di laboratorio. Due giorni a settimana in cui possono rimettere piede in classe e riassaporare un po’ di normalità. L’alternanza scuola-lavoro, invece, è ferma.
L'istituto vorrebbe riprenderla da febbraio, partendo dai quinti. Quelli che già si sono fatti conoscere nelle aziende della zona e che, nonostante il Covid, potrebbero decidere di riaccoglierli. La scuola che, secondo la Fondazione Agnelli, ha due terzi di occupati a sei mesi dal diploma, ci crede. Ma, vista l’incertezza del momento, pensa anche a un piano b: aziende virtuali da attivare all'interno.
«Ci stiamo guardando attorno. Speriamo – spiega la preside Annamaria Bernardini – di poter avere la fiducia delle aziende e ricominciare l’attività. Per alcuni settori i nostri studenti sono una risorsa. Ma laddove non sarà possibile riproporre l’alternanza, attiveremo dei moduli interni con il supporto di esperti, per creare occasioni di studio, anche supportando le aziende a distanza».
Simulazioni scolastiche utili agli studenti per fare pratica senza uscire da scuola e alle aziende che saranno comunque in contatto con l'Ipsia. Di tutto, insomma, per far sentire i ragazzi partecipi di qualcosa. Proprio loro che adesso risentono di più dell’onda lunga del Covid. I risultati delle ricerche condotte in questi mesi sono impietosi: il 48% dei giovani ha una visione negativa del futuro. Gli studenti costretti a casa con le lezioni a distanza sono sempre più apatici, scoraggiati e depressi.
«La maggior parte ha stati di ansia, solitudine e irritabilità. Fanno fatica a riconoscersi. Anche reagire a qualcosa che non vogliono diventa difficile. Stanno perdendo i modelli di riferimento e hanno bisogno di reinventarsi». A parlare è la psicologa Rita Insalata che da un mesetto gestisce lo sportello d’ascolto dell’Ipsia. Diversi gli studenti che in queste settimane hanno bussato alla sua porta, per raccontare il loro malessere e sfogarsi.
«Lo stato di salute dei ragazzi – dice Bernardini – sta peggiorando. Le ricerche parlano di un aumento dei casi di isolamento non solo fisico, ma anche psicologico, di un calo forte della motivazione scolastica e di un aumento di ansia e depressione». A salvare il “Ricci” sarebbero proprio le ore di laboratorio, durante le quali gli studenti tornano a sentirsi parte di qualcosa che conoscono e «non solo spettatori di uno schermo».
«Siamo riusciti ad attivare tutte le ore. I ragazzi – chiosa la preside – si sono dimostrati rispettosi delle regole e questo ha permesso di avere pochissime classi in quarantena, sempre per contagi avuti all’esterno».