di Raffaele Vitali
FERMO – Il Rotary fa matching con la città, ma soprattutto spinge tutti a riflettere sull’imprenditoria giovanile. Una classe dell’Iti Montani, accompagnati dalla dirigente Scatasta, sono in sala ad ascoltare chi può rappresentare un pezzo del loro futuro.
“Noi dobbiamo evitare di far andare via i giovani del territorio. Noi abbiamo un sistema scolastico avanzato, ma sappiamo che molti lasceranno questo territorio, che è destinato a impoverirsi. Noi, istituzioni, imprese, associazioni, dobbiamo supportarvi e garantire il modo per farvi restare” introduce il sindaco Paolo Calcinaro.
Fermo ha negli ulti anni creato un centro di ricerca legata alle imprese all’interno del Buc in attesa del recupero definito del mercato coperto. Già in azione ci sono sei ricercatori. Di lavoro può parlare a ragion veduta Annalisa Cerretani: “Bisogna fare, a noi piace questo tipo di politica. Dobbiamo sviluppare il talento dei nostri giovani, parlando di sviluppo, innovazione e fiducia. Sperando che capiscono che Fermo offre davvero tanto, anche a livello di imprese. Il Comune sarà il collante”.
La Regione ha fatto una legge sulle start up, finanziata con un primo plafond che “ora stiamo per aumentare, coni fondi europei anche per favorire la creazione di impresa di ogni tipo”. Il consigliere Andrea Putzu parla ai giovani: “Noi dobbiamo riuscire a stimolarvi, non vogliamo sentirvi dire ‘non riusciamo a fare nulla’. Nessuno vi dice non andare all’estero, ma aggiungiamo tornate qui con il vostro know how per far crescere il sistema imprenditoriale”.
Ascoltano anche i vertici delle associazioni di categoria, il presidente di Confindustria Fabrizio Luciani e quello della Cna, Paolo Silenzi, su tutti. Manca Amedeo Grilli, scomparso da poco e ricordato con un lungo applauso, ma c’è il dg Ermanno Traini.
Paolo Appoggetti e Margherita Bonanni sono le anime del progetto ‘Idea enterprise’ che parla agli under 40 arrivato al terzo anno. Borse di studio, tirocini in azienda. “Il Rotary che vogliamo è fatto di giovani, un gruppo che si muove, lavora per rinnovarsi. Questa settimana il Rotary nel mondo la dedica ai giovani, seguendo la sua quinta via di azione. Che significa sostenere il lavoro, promuovere un percorso delle aziende e sostenendo le start up”.
IL BANDO
“Noi vogliamo far rimanere i giovani nel territorio lavorando sulle loro idee innovative. E vogliamo tracciare la strada per formare una impresa o essere apprezzati in una realtà già strutturata. Noi vogliamo offrire opportunità. E l’assessora Annalisa Cerretani l’ha capito prima di altri. Ci mettiamo a servizio di chi vuole provarci, dei giovani più bravi tra i 16 e i 40 anni” spiega Margherita Bonanni, ex dirigente dell’Iti.
I NUMERI
È il momento di Luca Romanelli, il manager che in pochi attimi inquadra il mondo delle imprese innovative. Tredicimila sono le start up in Italia, poco più del 15% nel manifatturiero . “Il grosso – spiega - collocato nei grandi poli di Roma, Milano e Torino. Poche sulla dorsale adriatica. Quelle femminili sono solo l’11% del totale. E solo il 15% è legata a giovani. Stranieri solo il 3%.
A livello europeo la Francia ne ha più del doppio, quella del Benelux ne ha il quadruplo. “Noi siamo un paese di creativi, ma abbiamo difficoltà a gestire l’innovazione”. Poco il capitale investito in Italia, con Italia agli ultimi posti. Nell’ultimo semestre sono però cresciuti, circa un miliardo, +50%. In Europa parliamo di 25 miliardi investiti nel primo trimestre, con la GB che ne raccoglie 8,5 in un trimestre e la Germania 2,8. In Italia attirano meno capitale.
Investimenti nel biotech, nel software, nelle tecnologie green, nel food and beverage e servizi finanziari. Spesso le start up nascono in ambiente universitario. Ma ancora pochi sono in questo campo i dottorati. Dobbiamo incidere perché proprio dal sistema universitario possono nascere imprese a forte impatto innovativo. Fermo Tech è un primo passo, ma se andiamo in Emilia Romagna c’è un sistema di trasporto tecnologico a supporto delle nuove imprese invidiabile. Dobbiamo guardare e prendere da fuori”.
GLI IMPRENDITORI
Ad aprire è il ‘big’, Enrico Loccioni. “Dovete trovare fonti di ispirazione. Io le ho avute in Mattei, Zama e Merloni. Si inizia da scuola. Ci troviamo nella più alta concentrazione di abbazie al mondo dell’anno mille. Una zona che parla di artigiani, imprese e radici. Ricordo ancora i due fili di energia elettrica nel 1956. E poi la radio, la tv, i mezzi per lavorare i campi. Ho vissuto con lo sviluppo dell’energia, anche a scuola che alternavo al lvoro. L’alternanza già c’era allora e ognuno aveva l’obiettivo di diventare bravo in qualcosa”.
Un imprenditore cresciuto istallando piccole pompe dell’acqua nelle case di trenta contadini vicini di casa, quando aveva 16 anni. “Ogni anno i clienti aumentavano, bisogna va seguire i bisogni cercando di portare innovazione”. Oggi guida un colosso che continua a investire nella formazione, fin dalle elementari, con le porte aperte poi per le quarte classi degli istituti tecnici. “Poi se uno vuole, dopo il diploma, può già entrare in azienda. Dopo tre anni sono al pari di un laureato, il lavoro impatta. Importate è sapere le lingue”.
Da ex studenti, diventati dipendenti, inizia anche un percorso di crescita che porta a mettersi in proprio. “L’accordo è che se il dipendente lo dice un anno prima, io gli garantisco il lavoro per due anni. Sono già 120 i dipendenti che nel corso della nostra storia hanno scelto la strada autonoma”. L’ultimo messaggio di Loccioni è magari per una scelta universitaria: “Non si trovano chimici ed elettronici. La scuola forma alla conoscenza, l’esperienza la trovate in azienda”.
La storia di Exseat Bag di Alice Cococcioni è il classico esempio di come si possa evolvere nella tradizione. Figlia di calzolai, ha vissuto la crisi del settore e ha visto il ‘sogno’ del suo futuro minarsi. “Ho capito i limiti del settore e ho cominciato a pensare a un percorso parallelo studiando lingue e focalizzandomi sul made in Italy grazie a dieci anni passati a curare il commerciale di un calzaturificio del distretto. È stato davvero illuminante per capire tutti i limiti. È nata così Exseat Bag che dà una second life ai materiali dei sedili delle auto. Filiera nel distretto e progettazione eco, inclusa la filosofia di acquisto che si sente coinvolto davvero nel brand”.
Continua a correre lo skateboard di Linky Innovation, il mezzo elettrico con sistema di piega brevettato da due giovani visionari. Un mezzo con un’autonomia di 22 chilometri che può raggiungere 36 chilometri orari. “Siamo partiti da Piane di Falerone, dopo il terremoto. Capimmo – racconta Cristiano Nardi - che c’era un vuoto nel mondo della mobilità legato a design e portabile. La versione 2.0 del mezzo uscirà ad aprile e sarà completamente made in Italy”.
Linky lo chiudi in pochi secondi e prendi una metro. Può essere trasportato in aereo, ha una batteria certificata, conquistando così il mondo del viaggiatore. “Abbiamo creato una supply chain per diventare il più possibile non solo made in Italy ma made in Marche”. Pesa 5,5chili, è il più leggero sul mercato, supera pendenze del 20%. Resiste all’acqua e si ricarica in mezz’ora. I competitor sono americani e cinesi. “Ma abbiamo la miglior batteria, in accordo con Samsung, e siamo gli unici con sistema di piega”. Due brevetti, uno sul sistema di piega e uno sul design. Ma non ci si ferma qui. “Abbiamo sviluppato attrezzature di stampaggio e internamente prepariamo la parte elettronica e software” aggiunge.
Oltre mille i Linky che girano nel mondo, per lo più in America, dove è nata anche una logistica mirata, mentre quattro sono i distributori tra Europa e Asia “con cui rilanceremo il nuovo prodotto. Che è utile, figo e divertente riconosciuto nel mondo”. Ad aiutare la start up che ha conquistato partner di ogni livello, Unicredit inclusa, altri bandi vinti, da quello Smart& start al bando brevetti, e ,’accordo con l’università de L’Aquila per realizzare internamente i motori.
I giovani in sala ascoltano. Potevano e dovevano essere di più, non solo gli allievi del Montani, perché il bando del Rotary deve parlare a tutti. Alla dirignte Corradini, in sala, il compito di coinvolgere l'Itet, a Cna e Confindustria gli Its e a Emiliano Giorgi seminare tra i più piccoli.