di Raffaele Vitali
FERMO – Niente allenamenti, niente partite, niente certezze per il futuro. Dai grandi club della serie A alle piccole associazioni sportive di paese, la pandemia del Coronavirus Covid 19 ha azzerato il presente e rischia di cancellare il futuro dello sport.
La Federazione Italiana Pallacanestro ha già fermato tutti i campionati regionali facendo piombare tutto il sistema nel terrore, quello dell’assenza di soldi, della mancanza di sponsor per andare avanti. Chi sarà in grado di mettere ancora il proprio nome su maglie e cartelloni dentro palasport e campi da calcio, sulle divise dei ciclisti o dei ginnasti?
“Se non si gioca, se viene meno il prodotto che giustifica gli investimenti degli sponsor, crolla tutto. Tante piccole società rischiano di essere spazzate via dallo tsunami ma anche i grandi club, autori di altrettanto grandi investimenti e dunque di debiti importanti, devono temere il contraccolpo” spiega l'avvocato Carlo Rombolà, esperto di diritto e marketing sportivo.
Il Coni ha promesso aiuti a tutti, ma il Governo ancora non si è espresso. E non fa bene al movimento che le singole federazioni si muovano senza ascoltare le altre. C’è chi chiude come il rugby, chi un giorno dice che starà aperto un giorno che chiude come il basket, chi vuole ripartire come la serie A di calcio.
Secondo gli ultimi dati dell'European Sponsorship Association, il volume totale delle sponsorizzazioni era cresciuto in Europa per il settimo anno consecutivo, superando per il 2019 i 30 miliardi di euro, quasi due dei quali per la sola Italia (+ 15%). Ora, senza partite e senza Olimpiadi, il crollo potrebbe essere devastante. Secondo l'Esa, la pandemia avrà un impatto forte nel breve e medio termine, ma nel 2021 lo sport sarà un catalizzatore per il ritorno del mondo alla normalità. Il problema è sopravvivere nel frattempo.
La serie C di calcio, con il presidente Ghirelli, non si nasconde: “Se un grande imprenditore come il presidente del Feralpi Salò dice che lascerà il calcio se dovesse mettere a rischio i suoi dipendenti, c’è poco da sperare”. Perfino Amazon sarebbe pronta a togliere la sposorizzazioen al Flamengo.
Se questo è il piano economico, c’è quello sociale. Lo sport professionistico non deve fermarsi. Sarebbe un grande errore a livello di comunicazione e di impatto emotivo sulle persone. Se il Paese sarà pronto a ripartire con le sue aziende, non si spiega perché non possa esserci lo slittamento delle partite di basket, calcio e volley. La serie A di calcio ha già detto che vuole riprendere, convinta di poter arrivare tranquillamente fino a fine giugno. Perché il basket, nonostante la volontà del presidente Petrucci, ora vuole rimettere tutto in discussione? “Il 16 maggio come data ultima per il rientro agli allenamenti e il 30 giugno il limite prestabilito per la fine del torneo, con possibilità di allungare i contratti qualora anche il calcio lo facesse” ha detto pochi giorni fa il neo presidente della Lega Gandini. E già pare tutto ricambiato.
Si parla solo di taglio degli stipendi, rischiando di creare una frattura tra giocatori (e la Giba, ndr) e società, quando sarebbe meglio ragionare sul ritorno in campo. Sempre se l’emergenza Coronavirus passerà. Porte chiuse, poco importa: dirette tv e si gioca. Porte aperte, sarà il segno che il Paese ce l’ha fatta. Ma se tutto il sistema fa sacrifici, non si comprenderebbe perché chi lo sport lo fa per lavoro non possa allungare il suo periodo di attività.
Anche tra i cosiddetti dilettanti della serie B di basket, dove ci sono squadre che costano più di alcune in A2: “Il fatto di essere oggi considerati “dilettanti” non fa venire meno l’essere lavoratori dello sport a tutti gli effetti, dal momento che per molti atleti il basket è fonte di reddito esclusiva per sé e per le proprie famiglie, nonostante non vi sia purtroppo per noi un contratto collettivo, un fondo di fine rapporto e un trattamento pensionistico. Comprendiamo il momento di grande difficoltà per tutti nel nostro paese, ma servono soluzioni condivise” hanno scritto i capitani di serie B, che nel territorio coinvolgono Montegranaro, Porto sant’Elpidio e Civitanova.
Lo sport è una voce chiave del Pil italiano, ma soprattutto è passione, è emozione, è vita quotidiana di milioni di persone. non priviamole del sogno prima ancora di sapere se è possibile renderlo reale.