di Raffaele Vitali
Riccardo Cortese è il giocatore che deve provare a svoltare la stagione della Poderosa Xl Extralight. Per evitare rischi lo hanno ‘messo’ in banca il giorno della presentazione al Banco Marchigiano di Civitanova Marche.
Domenica l’esordio contro Imola, come è stato l’approccio?
“Un bel gruppo. Compagni disponibili. Mi sono integrato molto bene, ci sono giovani di qualità”
Perché la Poderosa?
“La piazza parla da sé. Penso alle ultime annate. Una sfida interessante dopo un anno e mezzo di non grande splendore a Udine. Sono qui per un riscatto”.
Cosa cerca?
“Di certo serenità. E l’inizio fa ben sperare”.
Ruolo?
“Posso giocare dal posto due al tre. Vediamo come va l’inserimento al fianco di Thomas. Come giocatore mi adatto in diversi ruoli”.
Che idea della Poderosa dopo il girone di andata?
“La parola sfortuna mi viene in mente. Ma non è questa quella giusta. Di certo ho visto una compagine combattiva. L’unica persa male è stata quella contro Udine. Almeno quattro punti in più non sarebbe stato male”.
Numero 13, perché?
“Mio padre giocava, ha sempre usato il 13. Ci ho pensato, perché nell’ultimo periodo non mi ha portato bene. È una cosa di famiglia”.
Dal lottare per l’A1 alla salvezza, cosa cambia?
“Per la classifica si parte per la salvezza, ma per la tipologia di squadra non credo fosse l’obiettivo. Una squadra rodata, con Ciani che è un ottimo coach. Obiettivo diverso, ma è sempre un obiettivo per me”.
Tante voci sulla Poderosa e il suo futuro, non l’hanno preoccupata?
“È il gioco del sistema, tra agenti e società. Ma con tutti giovani e due americani, se giochi punto a punto contro tutti, perfino a Ravenna, significa che la squadra c’è. La grinta fa superare i gap. A Montegranaro si sta bene, nessuno mi ha mai parlato male di posto e società. E questo vuole dire tanto, perché sapere di avere tuti dalla propria parte è più importante che andare in piazze con altri obiettivi”.
Primo trentenne del roster, porta esperienza?
“Come hanno fatto con me prima, cercherò si trasmetterlo a quelli più giovani. E porto un pacchetto completo. Parlando con Valerio Cucci ho colto quel senso di tristezza da risultati. Essendo appena arrivato porto entusiasmo ed esperienza e quello che serve per vincere. Belli o brutti bisogna vincere le partire”.
Ultimo tiro, la palla le arriverà in mano?
“Thomas è il finalizzatore per 36 minuti, poi può succedere di arrivare alla fine con un po’ meno di lucidità. Fisicamente e mentalmente, se gestisci il 60% dell’attacco, è dura. E parliamo di uno dei migliori, se no il migliore, americano in quel ruolo. Poi l’ultimo tiro può andare o no. Di certo io ci sono”.
Lei i compagni li chiama già per nome, sembra che sia arrivato da mesi.
“Sono così. Mi piace scherzare, sono aperto e sincero. Spesso non ha portato bene. Altre volte sì. Porto positività ed entusiasmo. Anche Thompson, un rookie, è molto attento e ascolta. Son convinto che se ci sblocchiamo, cambierà tutto. Domenica bisogna vincere, dobbiamo trasformare la pressione in positività”.
Imola, che squadra è?
“Li ho incontrati con Udine. Squadra esperta, che gioca a basso ritmo, con il 5 più fisico del campionato, Bowers e Fultz che portano esperienza. Hanno anche loro delle assenze, dovremmo sfruttare il nostro ritmo, non possiamo farci rallentare”.
Lei e Thomas correrete tanto?
“Bisogna, dobbiamo. Conoscendoli da anni quelli di Imola, più vai avanti con l’età e più da qualche parte devi recuperare il fiato. Per cui loro cercheranno di rallentare per attaccare al meglio, noi dovremo evitare di aumentare la loro forza”.