FERMO – Mentre don Salvatore con un semplice movimento faceva arrivare l’acqua benedetta sulla targa in marmo dedicata alle vittime da Covid di Fermo, il pensiero è andato a quei lunghi anni di pandemia, che oggi sembrano così lontani.
Anni che hanno messo in mostra la capacità di reazione del sistema sanitario, “pur se all’inizio abbiamo faticato a capire cosa fare” ammette il subcommissario dell’Ast Giuseppe Ciarrocchi, la forza delle amministrazioni di non lasciare soli i cittadini, “anche se in troppi hanno visto morire i propri cari senza neppure poterli salutare” aggiunge Paolo Calcinaro.
Una targa voluta da Stefano Castori, donata dalla ditta Bracci, che resterà a ricordare qualcosa che nessuno vuole più rivivere. “Quella solitudine – riprende il prefetto Michele Rocchegiani - non dobbiamo dimenticarla, perché soprattutto nelle grandi città accompagna troppe volte la nostra vita. Una solitudine da indifferenza”.
Una targa in marmo con una frase del sindaco che deve ricordare anche quei drammatici momenti a fine giornata “quella terribile conta dei morti che segnava le nostre ore” prosegue Licio Livini, che da direttore dell’Asur ha combattuto giorno e notte con il personale sanitario per salvare più persone possibili.
Per tutti la speranza che non accada più. Assessori e consiglieri comunali non sono voluti mancare per dire grazie anche a chi ha lavorato nell’ombra in condizioni difficilissime, come i dipendenti del cimitero. “Abbiamo perso tante persone fragili, spesso genitori o nonni. Il problema – conclude Ciarrocchi – è che pensiamo che non possa più accadere. Ma noi stiamo cambiando il pianeta in peggio. Prima le pandemie erano ogni 80 anni, ora sono più frequenti. Dobbiamo essere pronti ad affrontarne di peggiori”.
L’errore sarebbe non aver imparato dagli sbagli, dall’impreparazione. Intanto, però, c’è la benedizione di don Salvatore, c’è una targa ricordo proprio all’ingresso di quel campo santo che vuole vivere con l’affetto dei familiari di chi è dentro e no del silenzio della malattia che genera indifferenza.