PORTO SAN GIORGIO – Non è più al suo posto Nicola Loira, ma da ex sindaco alza la voce sulla vicenda Solgas-Sangiorgio Energie – Sgr che ha animato il consiglio comunale di Fermo. Un punto su tutti: “Voglio proprio vedere se Vesprini e i suoi accetteranno che nella nuova società le quote di Fermo valgono di più di quelle di Porto San Giorgio. A meno che questo non sia previsto nel rapporto di vassallaggio”. Una frase chiara, pesante che segue quelle dette durante la campagna elettorale con cui accusava il neo sindaco di dipendere dal capoluogo.
Ma proprio Calcinaro gli replica, sul punto, a stretto giro via social: “Noi abbiamo contrattato per tempo una clausola paracadute con il privato in caso di default dell'azienda (visti i terremoti nel mercato globale della energia) a salvaguardia dell'interesse dell'amministrazione. Voi lo avete fatto solo successivamente e a rimorchio dell'iniziativa dell'amministrazione fermana. Ovvio che il valore su eventuale (e ribadisco eventuale perché fin quando ci sarò Solgas rimarrà a preminenza pubblica) vendita di quote premiava la nostra società avendo avuto un valore di acquisto pressoché doppio rispetto alla vostra quando il privato entrò”.
Ma non si ferma qui la querelle. Perché c’è il tema fusione che Loira riassume così: “Dopo anni di lavoro, che aveva già subito uno stop in occasione delle elezioni fermane del 2020, alla fine di marzo sembrava che i due Comuni fossero arrivati alla migliore definizione dello statuto e dei patti parasociali secondo gli obiettivi prefissati: blindare e tutelare al massimo la presenza pubblica nella nuova società partecipata. Nel frattempo il socio privato chiedeva alcune modifiche allo statuto, nel senso di rendere meno incisiva la presenza pubblica all'interno della newco, circostanza che determinava un ulteriore approfondimento da parte dei Comuni e dei loro consulenti. Soltanto nel corso di una riunione del 28 marzo il Comune di Fermo accennava alla volontà di inserire una clausola di opzione di vendita delle quote a prezzo prestabilito, cosiddetta PUT. Una clausola che più che guardare ad una strategia industriale della nuova compagine manifesta la volontà di vendere appena possibile tutte le proprie quote pubbliche al privato”. Quella Put ha praticamente fermato tutto: “Doveva essere portata, insieme al resto del progetto, all’attenzione della maggioranza rappresentando una forte novità rispetto a quanto in discussione da anni. Giusto quindi che lo gestisse il nuovo sindaco” precisa Loira.
Una ricostruzione dettagliata a cui manca, secondo Calcinaro un dettaglio: “Avevate una forte contrarietà a quale aspetto così fondamentale nella politica industriale della nuova società che doveva nascere con la fusione? In realtà solo al nuovo nome che avrebbe valorizzato Solgas. Detto questo, speriamo di andare avanti con una società più ampia e competitiva che unisca Solgas e SGE, che segua efficienza e mercato e non ragionamenti faziosi e recriminatori del giorno dopo".