*Raffaele Vitali
Se Mahmood avesse cantato oggi la sua canzone, probabilmente non avrebbe vinto solo il festival di Sanremo spopolando poi all’Eurovision, sarebbe diventata la colonna sonora di ogni bando del Pnrr e della ricostruzione sisma.
I comuni, da quelli con 700 anime ai più grandi, vengono riempiti quotidianamente di milioni di euro. Bene, ma non benissimo. Le problematiche sono diverse. L’improvvisa esplosione di finanziamenti pubblici prende le strade più strette e prova ad allargarle.
Soldi che arrivano tropo spesso senza vere progettualità, senza sapere poi che si farà di qualcosa di recuperato. O che succederà una volta che palestre, centri sociali e sale convegni verranno realizzate. La gestione non è mai parte della discussione iniziale.
Recuperare Rocca Montevarmine è il sogno segreto di almeno tre amministrazioni di Fermo. Ma per farne cosa? Come inserirla nel contesto che la circonda fatto di micro contadini che tengono stretto il loro appezzamento con all’interno decine di casolari abbandonati? Magari ora con soldi certi ci saranno anche le risposte.
Ma è solo un esempio. C’è l’improvviso amore per i defunti, con milioni di euro destinati ai cimiteri. Recupero dell’esistente, sapendo che poi ci sono loculi da realizzare senza esitare, perché invecchiamo. E pure tanto.
Si continuano a costruire scatoloni difficilissimi da riempire. Ma un bando per costruire fabbriche? Si cerca di tenere chi resiste con qualche incentivo, ma la verità è che grandi aziende non hanno aperto nei luoghi colpiti dal sisma. E senza lavoro, non si tornerà tra i Sibillini se non per turismo. Che è l’oro del domani, ma farlo vivere 12 mesi l’anno è praticamente impossibile.
Non ci sono reti, non c’è vera collaborazione. Le imprese parlano di servizi comuni, ma se poi non sono i Comuni i primi a provarci non basta unirsi per fare una ciclabile, serve di più. Ma chi coordina, chi detta linee guide se il sistema premia chi ha un progetto nel cassetto?
Soldi, soldi, soldi. Su una cosa ha ragione il neo commissario Guido Castelli, che ne ha fatti arrivare tantissimi in poche settimane: bisogna metterli a terra. Ma gli uffici comunali sono così pieni di lavoro che solo l’idea di progettare e seguire altri cantieri è assurdo.
I cantieri si aprono, ma nessuno sa quando si chiudono. Se ce ne era uno che sarebbe dovuto partire in fretta era quello della monti-mare. E invece, sono passati sei anni e per arrivare nel cuore del cratere ci vuole sempre lo stesso tempo.
Soldi sì, ma se spesi bene sarebbe meglio. Sempre pubblici sono e siccome non cascano dal cielo prima o poi ne pagheremo le conseguenze, tenendoci stretti i vantaggi.
*direttore www.laprovinciadifermo.com