BELMONTE PICENO – Smart Village, ci siamo. Forse. Ora c’è da capire come si copriranno i costi ma la sperimentazione di un anno almeno aiuterà a limare ogni voce. “Siamo partii sette anni fa con un progetto che vuole portare la tecnologia al servizio dei cittadini, principalmente per anziani autosufficienti. Un modo per migliorare la qualità di vita” spiega Ivano Bascioni, sindaco di Belmonte Piceno.
Cosa hanno prodotto i primi studi effettuati su 150 anziani volontari? Lo spiega Agnese Brunzini, ingegnera della Politecnica della Politecnica delle Marche che fa parte del team coordinato dal professor Michele Germani che ha seguito lo sviluppo del progetto: “Gli utenti vengono arruolati, poi c’è lo screening con cinque visite specialistiche, che non sono solo cliniche perché c’è la parte sociale psicologica. A seguire vengono assegnati dispositivi tecnologici e servizi, dei kit personalizzati. Noi gestiamo i dispositivi e la formazione degli utenti. Una vera mediazione digitale, perché la tecnologia è spesso un limite per l’anziano”. Oltre a questo, è stato creato il, primo Demolab, posizionato proprio a Belmonte all’interno della sala consiliare: “E’ il luogo in cui testare le tecnologie proposte. Noi stessi possiamo ottimizzare la tecnologia per renderla più utilizzabile” prosegue l’ingegnera. Luci, sensori, musica, supporti: tutti i sensi sono stimolati all’interno e usando un semplice tablet, o la voce, tuto è governabile.
A Belmonte c’è il robot assistito e la multi sensory room in cui l’utente sperimenta scenari stimolanti o rilassanti, a seconda della prescrizione di giornata. “Ci sono anche attuatori, della domotica smart da installare a casa dell’utente. Il tutto perché noi vogliamo migliorare la vita degli anziani con tecnologie che ormai hanno costi più che abbordabili”.
L’impatto sulle famiglie? “Una stima grossolana per tutto il percorso, dalle visite alla tecnologia passando per il monitoraggio, è di circa 250-300 euro al mese. Un investimento di 3mila euro all’anno che include anche la gestione dei dati in apposti cloud” spiega germani. E per questo, aggiunge l’ingegner Melone di Exprivia, che è il partner tecnologico, “bisogna potenziare tutta la rete digitale, perché i dati vanno trasmessi”.
La multinazionale IT ha subito detto sì al piano della Politecnica: “Fatturiamo 50milioni di euro con sistemi gestionale sanitari per l’invecchiamento attivo e non solo. Da sei anni lavoriamo con l’Inrca. Il primo progetto, finanziato con 7milini, si chiama Focal e coinvolge la parte clinica del Torrette e poi l’Inrca di Ancona e Fermo, dove sperimentiamo la riabilitazione domiciliare per il Parkinson”.
L’Inrca è l’altra sigla chiave, perché l’istituto sanitario di cui fa parte il dottor Scendoni è in prima linea da sempre nella cura dell’anziano, ma soprattutto nella ricerca dei migliori percorsi per garantire una vita sana. “Smart Village è un progetto di ricerca. Le difficoltà non mancano, prima di arrivare sui territori dobbiamo vagliare e validare i percorsi. La tele riabilitazione è una realtà, serve una medicina predittiva, di iniziativa per evitare di arrivare al momento in cui la persona ha difficoltà. Bisogna intercettare la persona, non il paziente. Una volta che uno è in ospedale, è già in fase acuta. Cerchiamo invece di anticipare e guadagnare salute. Ma – chiarisce Scendoni - ricordiamo sempre che la telemedicina è un supporto, non una alternativa”.
Tutti insieme nel prossimo anno lavoreranno per ottimizzare i sistemi e valutare cosa è poi inseribile in una abitazione. Tani i partner: Politecnica delle Marche, Ambito XIX, Gal, Inrca, Ast e undici visionari comuni. “Tutto questo diventa un supporto vitale ai medici di base, andando verso il socio sanitario. Perché non è solo questione di medicina, diventa anche interazione, che è quello che combatte depressione e carenze cognitive” aggiunge il sindaco Forti che ha messo a disposizione un paino dell’ex edificio scolastico per gli ambulatori e gli incontri necessari per il futuro sviluppo dello Smart Village.
Alessandro Ranieri, direttore dell’Ambito, ci crede e da tempo ha investito risorse e personale pur di far partire questo ambizioso progetto: “Sono stati i sindaci ad aver voluto il progetto, sono loro che sono arrivati a Inrca e Politecnica, poi Ast e Gal che ha aumentato i finanziamenti”. Il primo compito è stato scegliere il target: anziani autosufficienti ultra 75enni. “Abbiamo usato risorse proprie per partire, poi aumentando le persone seguite, sono arrivate le risorse del Gal. Da qui a due anni capiremo se il modello è replicabile con finanziamenti statali ed europei, oltre che locali” ribadisce Ranieri.
Bisogna passare da sperimentazione a modello. Partendo dai 140 utenti che sono seguiti nell’entroterra fermano. Germani, su questo punto, guarda lontano: “Ci stiamo allargando nel maceratese e copriremo tutta l’area del cratere grazie al maxi investimento di 500mila euro dei Gal territoriali, a cui diciamo grazie”. Un allargamento che no può prescindere da Amandola, che già aveva da tempo strutturato un progetto di smart city che accompagnasse salute in casa e lungo i sentieri turistici.
“Abbiamo firmato una accordo con l’università per l’attuazione. Aggiungeremo 18 utenti nel Fermano, Amandola, 76 nel maceratese, 25 nel fabrianese, 31 nel Piceno. Sono 160 utenti in più” chiarisce Rocco Corrado, coordinatore del Gal fermano che sempre più vuole impattare su tematiche socio sanitarie.
Se tutto andrà per il meglio, i 4-500 anziani che verranno seguiti nei prossimi due anni potranno diventare la base per migliaia di supporti, considerando che è in partenza un altro progetto da due milioni di euro con fermo capofila e tanti piccoli comuni a ruota. Gli undici sindaci ci credono, azienda e Università ne sono certi. Poi, per le connessioni, lavorerà la politica, perché non di sole strade vive l’uomo.