di Raffaele Vitali
ARQUATA DEL TRONTO – Nel 2017, senza esitare, un anno dopo la scossa che ha distrutto Arquata e decine di communi marchigiani, Diego Della Valle ha acceso il motore delle ruspe e ha costruito un’azienda. Volontà sua e dell’allora sindaco, da poco scomparso, Aleandro Petrucci. “Non chiedo soldi, chiedo lavoro per i nostri giovani” disse il battagliero primo cittadino. E Diego Della Valle lo ha fatto. A cinque anni dalla scossa, mister Tod’s era di nuovo lì. No più con Luca Ceriscioli al suo fianco, ma con Francesco Acquaroli, il presidente della regione Marche che sulla ricostruzione ci sta mettendo ogni giorno la faccia.
“Sono qui, perché ci credo. Non solo io, soprattutto a credere veramente alla ripartenza sono le persone di qui, alle quali spero che altri colleghi imprenditori daranno presto una mano” ha detto convinto Della Valle. Il problema è che lo dice da cinque anni, ma è evidente che di imprenditori sensibili come lui, di caratura mondiale, in Italia non ce ne sono tanti. eppure, investire nell’area del cratere sarebbe un vantaggio per tutti, grazie a incentivi enormi. Ma poi ci vuole anche la pazienza, quella che serve ai campion che lasciano la fabbrica per raggiungere i poli logistici, lontani chilometri che sembrano infiniti tra cantieri e curve.
Se c’è una cosa che serve ai Sibillini per rinascere davvero, oltre al lavoro, sono i collegamenti. Ascoltano i vertici della ricostruzione, dal commissario Legnini al capo della protezione civile Fabrizio Curcio, da Acquaroli all’assessore delegato Guido Castelli. Incassa l’appoggio Michele Franchi, che ha il compito di non disperdere l’esempio di Petrucci.
La fabbrica della Tod’s, costruita in meno di un anno, oggi è un vero polo produttivo: “Sta andando molto bene e che vogliamo allargare portando i livelli occupazionali a 150 persone, tutte del territorio. Le fabbriche sono importanti, perché se c'è occupazione queste zone non moriranno. Ed è per questo che serve ancora qualche azienda, qualche fabbrica. Altre cose la gente di qui se le farà da sola perché ha grande dignità. Se ognuno fa il suo, credo che, sebbene nella tragedia, tutto ciò potrà essere ricordato anche come un bellissimo esempio di come si possa ricostruire”.
Certo, bisogni accelerare, perché se lui ha creato una fabbrica in un dici mesi, è inaccettabile che dopo 5 anni non ci siano case. “Le Marche hanno attraversato tanti momenti di crisi industriale ed anche adesso le cose non vanno granché bene. Come tutta l'Italia, sono una grande terra, con un popolo per bene e lo posso testimoniare da marchigiano che gira il mondo ma che ha scelto di avere a casa sua a Casette d'Ete. Dobbiamo fare in modo che anche i giovani capiscano bene che abitano in un bel territorio, non solo le Marche, ma i tanti borghi italiani il cui rilancio è importante”.
Poche ore prima, anche il premier Mario Draghi aveva portato la sua vicinanza ai comuni colpiti, scegliendo l’altro simbolo della forza distruttiva della natura, Amatrice. "Al presidente abbiamo chiesto di lavorare sulla modernizzazione dell'Appennino centrale: bisogna lavorare su autostrade, ferrovie e internet" ha riassunto il sindaco Massimo Bufacchi. “Un’opera? “Lo ha detto anche monsignor Pompili, serve la ferrovia, la dorsale dei due mari”. Che è poi il progetto rilanciato anche da Simone Mariani, allora presidente di Confindustria Centro Adriatico, insieme coni colleghi delle altre regioni colpite dal sisma.
Cinque anni fa la scossa di magnitudo 6 coinvolse 140 comuni e 600mila persone. Erano le 3.36 della notte del 24 agosto 2016 quando la terra tremò nei pressi di Amatrice, con epicentro tra Accumoli e Arquata del Tronto: 299 vittime, 388 feriti, e borghi rasi al suolo. I primi sfollati vengono accolti negli alberghi di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), all’Holiday Village di Porto Sant’Elpidio. “Se oggi sono qui è perché lo Stato vi è vicino - ha detto il presidente Draghi -. In passato è stato lento ma adesso la situazione è diversa: i lavori di ricostruzione stanno procedendo più velocemente. Sono oggi qui a portarvi fiducia e l'impegno del Governo".
Aggiunge l’arcivescovo: “Ora che la ricostruzione è partita però ci si accorge che non basta ricostruire - ha aggiunto - occorre ancor prima costruire un nuovo rapporto tra l'uomo e l'ambiente, non limitarsi cioè a riprodurre le forme del passato ma lasciarsi provocare dalla natura, che è creativa e aperta al futuro. Il ponte più urgente da costruire nel nostro Paese si chiama Italia centrale. Lasciare ad esempio che qualche centinaio di chilometri tenga ancora oggi separati Adriatico e Tirreno, al netto di una Salaria in via di definizione, è un'imperdonabile leggerezza. Si tratta di decidere se la ferrovia dei due mari sia un'idea da cestinare o progettare qui ora e subito".
Acquaroli, in tutto questo, c’è e ci sarà: “La ricostruzione resta la priorità della nostra amministrazione. Moltiplicheremo i nostri sforzi per restituire il prima possibile normalità e futuro a tutte le comunità distrutte dal sisma - sottolinea Acquaroli- Nelle prossime settimane, ad un anno dal nostro insediamento, tireremo le prime somme e tracceremo le linee di azione future. Da quando sono stato chiamato alla guida di questa Regione dai cittadini marchigiani, insieme ai sindaci e a tutti coloro che nella filiera istituzionale hanno un ruolo, abbiamo cercato di costruire delle risposte per accelerare la ricostruzione privata e pubblica e per ridare speranza a questi territori che rischiano lo spopolamento.
I numeri testimoniano che, finalmente, ci avviamo ad una fase positiva della ricostruzione, ma dobbiamo fare sempre di più- continua-. Ci sono problemi legati al caro prezzi delle materie prime e alla scarsità delle imprese che possono dare il loro contributo alla ricostruzione perché già impegnate con i bonus messi in campo dal Governo nell'ultimo periodo. Cercheremo di fare fronte a tutte le questioni per dare le risposte che questi cittadini aspettano zone con una forte vocazione turistica, agricola ed enogastronomica, ricco di paesaggi, arte e storia che non teme concorrenza. Valore aggiunto è la dinamicità di questa gente che non si arrende e vuole resistere: non solo anziani ma anche tanti giovani". foto Ansa.it
@raffaelevitali