FERMO – Tante fasce tricolori nella chiesa di Cristo Re a Santa Petronilla. L’ultimo saluto a Pino Alati è nel suo quartiere, quella collina che guarda negli occhi il Girfalco, pur sentendosene un po’ lontana. Ma per lo storico presidente della Ciip, che sapeva collegare anche le falde più profonde, non era un problema.
Davanti alla bara, coperta di rose rosse e una semplice foto, la moglie Luigina. Un lungo susseguirsi di abbracci la accompagna fino a quando padre Sante Pessot non inizia la celebrazione: “Il signore doni la consolazione della fede alla sua famiglia e ai tanti amici”. A leggere la prima lettura è la sindaca Romina Gualtieri, il salmo invece Cesare Orsini, uno dei vicedirettori. Simboli di chi l’ha accompagnato per 13 anni: i soci, ovvero i comuni, e il board.
Sono tanti i dipendenti in chiesa, si mischiano alle autorità. Come fanno ogni giorno in silenzio per garantire l’acqua in tutte le case e nelle aziende, rendendo così grande anche chi l’azienda la guida.
Immancabile, vicino a Paolo Calcinaro e Marco Fioravanti, il senatore Guido Castelli che con Alati stava portando avanti il cantiere più importante, quello dell’Anello dei Sibillini, che ha come obiettivo garantire l’acqua alle future generazioni di fermani e piceni. E poi il presidente del Bim Tronto, Luigi Contisciani e chi con Alati ha condiviso la cosa pubblica, gli ex sindaci Fabrizio Emiliani ed Ettore Fedeli e gli amici Donzelli, Renzi e Vallasciani, oltre al presidente della Carifermo, Alberto Palma. L’elenco sarebbe lungo, ma decine di sindaci, consiglieri e dirigenti dimostrano l’impatto che un solo uomo ha avuto sulla comunità.
“Giacinto nella sua vita ha rivestito incarichi importanti, cercando di esercitarli in maniera essenziale, mettendo a disposizione la sua capacità di organizzare risorse. Tra cui beni preziosi come l’acqua. E organizzare le persone con generosità, favorendo l’incontro prima che lo scontro. Ha costruito ponti e strade, prima che muri. Ha imparato – racconta padre Sante nella sua omelia - ad accogliere e ad ascoltare. Nel suo servizio verso la famiglia e la cosa pubblica è stato accompagnato da angeli. Non conosciamo il loro nome e non sappiamo come si muovono, ma sappiamo che ci sono”.
Una predica essenziale, come Alati. Fino a quando a prendere la parola è Paolo Calcinaro: “Credo e sento che per Pino sia doveroso parlare. Come rappresentante della ‘sua’ città che visceralmente amava. In questi otto anni da sindaco abbiamo fatto un cammino insieme. La sua telefonata per dirci ‘ci dobbiamo vedere’ accompagnava il mio lavoro. Così ho conosciuto una grande persona, che mi è stata d’insegnamento. Era un guerriero, un combattente, anche politico”.
Il sindaco di Fermo ha la voce provata: “Affrontava con forza sia problemi gestionali milionari, sia l’approvvigionamento di un condominio. Era un uomo di relazioni e la presenza di tanti amministratori di ogni comune lo dimostra. L’ingiustizia che l’ultimo periodo lo abbia vissuto lontano da tutto questo.ma oggi la chiesa gremita resta oltra la morte dolora: ciao presidente, ciao Pino, ci sentiamo” conclude piangendo.
Lo segue Marco Fioravanti, che da sindaco di Ascoli ospita la sede principale della Ciip: “Tre cose penso ricordandolo. La prima è la moglie Luigina, perché dietro un grande uomo c’è una grande donna. Le riunioni infinite erano interrotte solo dalle telefonate della moglie, che per lui era l’unico padrone. Per il resto si definiva un uomo libero. Poi la capacitò di unire due territori. Era molto innamorato di Fermo, ma ha saputo livellare le due province, governava i problemi in modo uguale. Il terzo aspetto, lo dico da sindaco, è che ha trasformato la Ciip. Se oggi è una delle aziende pubbliche più in salute d’Italia è grazie a lui: aveva visione e ha saputo intercettare tante risorse. A noi il compito di continuare la sua visione”.
Infine Guido Castelli: “Un servitore delle istituzioni. Un aggettivo per lui è ‘solido’. Una persona però flessibile, era disposto a negoziare, con il distacco e il raziocinio. Solido ma capace di inseguire la prospettiva, aveva sempre una strategia. Abbinava sempre alla gestione minuta, una prospettiva. Abbiamo fatto tanto e tanto c’è da fare, perché voleva sempre di più. L’ultima fase lo ha reso indomito, perché il fisico lo ha tradito, ma non ha mai smesso di guidare l’azienda”.
Si alza Fabrizio Emiliani e con la sua voce calda parla dell’amico, “non solo del politico capace di costruire”, come lo definisce Fedeli. “Un grande, grandissimo amico. Un personaggio della città di fermo che come me è venuto da lontano. Entrambi - racconta Emiliani - siamo venuti da fuori a Ferno e siamo stati insieme per anni a governare la città. Io sindaco, lui vice. Così uniti e così concordi che non ci siamo accorti che eravamo di due partiti diversi. Lui socialista, io repubblicano. Ovunque si facevano la lotta i nostri partiti, tranne che a Fermo. Lui sapeva comporre le discussioni e trasformare i momenti difficili in piacevoli”.
Hanno fatto tanto insieme: “La Cavalcata dell’Assunta, il mercatino, l’avvio della provincia, l’università di Fermo, dodici campi sportivi, palestre e scuole. Tutto insieme e sempre sorridendo. Sei e resterai un grande, grandissimo amico. Non ci conoscevamo, a Fermo siamo diventati amministratori, perché il popolo ci ha voluto e siamo riusciti a realizzare tanto insieme. Grazie Pino – ribadisce guardando la bara – per l’aiuto che mi hai dato. Accompagniamo con il silenzio l’anima che si allontana all’infinito, ascoltiamo il fruscio delle ali. Amico Pino, addio”.
In chiusura, Francesco De Minicis, altro ex sindaco: “Il suo essere tosto e grande combattente al servizio della comunità ha fatto parte della mia vita. Se ne è andato troppo presto, che la terra ti sia lieve”. Non resta che la benedizione e l’ultimo abbraccio di Luigina al suo Pino.
Raffaele Vitali