di Raffaele Vitali
FERMO - “Forse non è chiaro: siamo in guerra”. Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4, non avrebbe mai voluto pronunciare di nuovo queste parole. Ma la situazione del Covid in terra fermana, e dentro l’ospedale Murri, è più pesante della fase 1. E quindi servono misure emergenziali.
Il che significa, come spiegato in una nota ieri mattina, che per fronteggiare gli 81 sanitari contagiati, oltre ai 79 pazienti, “si provvederà ad adottare, anche senza preavviso, in ragione di esigenze assistenziali indifferibili, soluzioni gestionali di tipo logistico, organizzativo in deroga senza interrompere i pubblici servizi di necessità pubblici”.
Tradotto, significa che tutto il personale interno ed esterno sarà usato dove serve. E si comincerà proprio da chi lavora nelle Potes. “La gestione interna è già stata modificata, un medico chirurgo sa che si può trovare per necessità al pronto soccorso”. Quello che cambia è che, per esempio, “un medico della Potes – precisa Livini – può prendere servizio dentro il Murri”.
Del resto, coni reparti di area medica che hanno preso gli spazi chirurgici, il personale serve. E nel piano previsto da Livini si inizia subito con il coinvolgimento del personale della Croce azzurra di Sant’Elpidio a Mare. Non stupisce quindi l’accelerazione nella vaccinazione del personale delle Croci coinvolto in questo fine settimana.
A Santa Vittoria, dove c’è uno dei più importanti gruppi di Protezione Civile oltre alla Croce dei Monti Sibillini, oggi avranno la prima dose 18 persone, inclusi i responsabili dei volontari.
Non più quindi un appello alla professionalità dei dipendenti, ma una vera chiamata alle armi: “Dove serve, si lavora”. Con professionalità e attenzione, quella che secondo Giuseppe Donati, segretario Cisl Fp, “nessuno si può permettere di mettere in discussione. Perché se ci sono focolai non è certo responsabilità di chi ogni giorno lavora dentro e fuori i reparti”.
Raffaele Vitali