FERMO - È stata una settimana magica, una parentesi di allegria e di libertà, in un angolo di natura incontaminata. Si è chiusa l’edizione numero undici del Bababoom festival, il festival reggae più importante d’Italia. Ci sono stati i più grandi nomi del panorama reggae di tutti i tempi, spazi di benessere e di meditazione, di musica e di danza sotto le stelle.
E poi, la vita all’aria aperta, l’amicizia, il profumo del mare, gli angoli per i bambini, a catturare migliaia di persone per cinque giorni da incorniciare.
<Più forti delle difficoltà internazionali, nonostante tutti i ritardi agli aeroporti siamo riusciti a garantire tutti gli artisti in programma, commenta Andrea Borraccini, presidente dell’associazione che organizza il festival, abbiamo avuto i Black Uhuru, per una serata memorabile, Marumba e Broken clocks nell'attesa, hanno intrattenuto il pubblico in maniera magistrale. A seguire Labo sound, Fido Guido, Gioman e Killacat, hanno riportato il Jamaican corner su livelli che non si vedevano da anni, mentre Kibir La Amlak ha intrattenuto il pubblico della Dub Area con un viaggio musicale mistico e potente. E poi la domenica, con i Sud Sound system e i progetti di inclusione della band Disabiliè. Due i momenti dedicati all’inclusione, prosegue Borraccini, nella convinzione che la musica sia davvero un linguaggio universale e senza barriere. Quest’edizione ha avuto qualcosa di speciale, devo dire grazie a tutti per il sostegno e il supporto>.
Alla serata finale ha preso parte anche il sindaco Paolo Calcinaro che ha sottolineato come il nuovo ponte che ha unito Fermo e Porto San Giorgio sia valso anche per il Bababoom come un abbraccio tra i due territorio: <E’ sempre un’atmosfera particolare quella che si respira qui a Marina Palmense, in un quartiere che cresce e nel quale investiamo con convinzione e con attenzione>.