di Raffaele Vitali
MONTE URANO - “Dobbiamo ricreare un rapporto tra shopping e turismo. Abbiamo l’opportunità – spiega Massimiliano Polacco, direttore Confcommercio Marche centrali - di crescere e questa possibilità ce la suggeriscono i dati stessi: il 10,2% dei turisti scelgono le Marche per lo shopping mentre nel resto d’Italia la percentuale sale al 14,7% pertanto il turismo legato allo shopping è una grande opportunità che stiamo spingendo, ad esempio, con la realizzazione di centri commerciali naturali all’interno centri storici delle città marchigiane”.
Il potenziale c’è, perché fare peggio non sarà facile. “Ci sono aspetti su cui possiamo lavorare da subito al fine di incrementare, si pensi al fatto che i turisti stranieri fanno meno acquisti rispetto a quelli italiani ma sono più interessati ai prodotti locali o al fatto che siano fortemente attirati dall’offerta culturale proposta dai territori. Investire sulla cultura e sul turismo esperienziale rappresentano leve strategiche per dare spinta al turismo marchigiano” prosegue Polacco.
I dati,, via Camera Marche e Isnart, dicono che le Marche sono scelte dai giovani, in particolare dagli under 40, ma che quello che viene cercato sono mare, buon cibo e monumenti. E non cambia quando a rispondere 'sul perchè ha scelto le Marche?' è la fascia over 70
Questo emerge durante l’incontro 'Shopping Tourism - Il forum italiano', ideato nel 2016 da Risposte Turismo. “Per noi – riprende il presidente Francesco di Cesare – le Marche sono un territorio ricco di vocazioni, in cui produzioni di nicchia si affiancano a marchi noti a livello internazionale, come nel settore calzaturiero, a conferma del sapere fare di un territorio che ha potenzialità turistiche ancora inespresse per target diversi”.
Entrando nella ricerca, un quarto dei clienti dei negozi marchigiani è composto di turisti. Tra gli stranieri spiccano tedeschi (35%), inglesi (19%) e francesi (14%). Più staccata la percentuale di clienti olandesi e nordeuropei (8% ciascuno) e spagnoli (6%). A livello italiano invece per il 40% degli shopping tourist italiani, la presenza di produzioni tipiche o uniche è tra i principali fattori di scelta della vacanza preceduto solo da sconti, saldi e promozioni (73%) e dalla vicinanza ad attrazioni/luoghi da visitare o attività da fare (46%).
Uno dei problemi delle Marche resta l’accessibilità l’amministratore delegato dell’Aeroporto ha assicurato un potenziamento. Si dice da tempo, vedremo se questa volta le parole saranno seguite dai fatti. Di certo poi le persone devono potersi muovere dentro la regione e raggiungere uno dei 250 tra outlet e spacci aziendali che caratterizzano la regione, grazie ai suoi distretti.
A questo ci pensa Enrico Gismondi, imprenditore fermano titolare della Nero Servizi che con i suoi mezzi connette le Marche a ogni angolo dell’Italia: “In dieci anni è cambiato totalmente il mercato dello shopping nelle Marche. Nel 2012 c’erano i russi che atterravano e li accompagnavo nelle aziende a comprare le scarpe. Oggi bisogna attirare”.
Per riuscirci, vanno coinvolte le aziende. “Sono loro che devono riapre gli outlet e rifornirli di merce. Sono il valore aggiunto, altrimenti i turisti si fermano nei grandi Mall tra Emilia, Toscana e Lombardia dove si trovano prodotti marchigiani, ma non le Marche”.
La ricetta è andare dentro le azienda: “È la cosa più bella. Quando il turista entra nel luogo della creazione della scarpa, per stare a quel prodotto che conosco meglio, è il valore aggiunto. Quello che chiedo, in vista di nuove progettualità è di puntare su figure che sanno aiutare gli imprenditori a muoversi nel mondo dello shopping. E poi puntiamo su comunicatori, figure che vanno oltre il semplice raccontare i luoghi e facciano capire quello che c’è dietro una produzione. Condividere conoscenze è fondamentale”.
Non solo, bisogna anche capire il target: “Abbiamo la fascia alta del turismo, che è ideale per le Marche, quindi più qualità che quantità” prosegue mister Nero Servizi.
Che Gismondi abbia ragione, lo dice anche lo studio visto che il 77% di chi è stato intervistato ha visitato luoghi e aziende di produzioni locali, le tipicità che poi danno il nome anche a uno dei pochi festival regionali che prova a fare promozione.
L’ultimo numero deve far riflettere i sindaci e le loro scelte strategiche troppo spesso legate al solo food per i centri storici: “La spesa media è di 110 euro al giorno per il turista (bar e ristoranti le prime ue voci, ndr), che continua a preferire i negozi in centro”. Da qui la speranza di Polacco che continua a credere nei centri commerciali naturali, l’ultimo l’ha finanziato proprio a Fermo.
@raffaelevitali